Con i versi di una ballata, che a stento riescono a contenere l’impeto affabulatorio, Friedrich Dürrenmatt, come già nella "Morte della Pizia", si inoltra sul terreno del mito. Il suo minotauro, creatura terrifica e insieme innocente, imprigionato in un labirinto che è un intricato gioco di specchi, si dibatte alla ricerca di una via d’uscita, in primo luogo da se stesso. E nel turbine di immagini in cui il mostro si perde, e si scopre, il mito rifulge di nuova luce.
«Stizzita per la scemenza dei suoi stessi oracoli e per l’ingenua credulità dei Greci, la sacerdotessa di Delfi Pannychis XI, lunga e secca come quasi tutte le Pizie che l’avevano preceduta, ascoltò le domande del giovane Edipo, un altro che voleva sapere se i suoi genitori erano davvero i suoi genitori, come se fosse facile stabilire una cosa del genere nei circoli aristocratici, dove, senza scherzi, donne maritate davano a intendere ai loro consorti, i quali peraltro finivano per crederci, come qualmente Zeus in persona si fosse giaciuto con loro». Con queste parole spigolose e beffarde ha inizio La morte della Pizia e subito il racconto investe alcuni dei più augusti miti greci, senza risparmiarsi irriverenze e furia grottesca. Ma Dürrenmatt è troppo buono scrittore per appagarsi di una irrisione del mito. Procedendo nella narrazione, vedremo le storie di Delfi addensarsi in un «nodo immane di accadimenti inverosimili che danno luogo, nelle loro intricatissime connessioni, alle coincidenze più scellerate, mentre noi mortali che ci troviamo nel mezzo di un simile tremendo scompiglio brancoliamo disperatamente nel buio». L’insolenza di Dürrenmatt non mira a cancellare, ma a esaltare la presenza del vero sovrano di Delfi: l’enigma.
Tutta giocata di sponda è la partita di biliardo (umano) che innerva questo geniale romanzo giallo, o meglio «antipoliziesco», giacché sin dall'inizio ci esibisce l'assassino. La prima palla a finire in buca, per un colpo à la bande, è la testa calva del professor Winter: questo esimio germanista, centrato dai proiettili dello squisito consigliere cantonale Kohler, cade con la faccia nel piatto di tournedos Rossini che stava assaporando nel ristorante Du théâtre. E a una a una rotoleranno in buca le altre palle – uno stolido playboy, una squillo d'alto bordo, due protettori dai pericolosi ombrelli, una perfida nana e le sue guardie del corpo –, delineando così un autentico rompicapo: «Il comandante era disperato ... Un omicidio senza motivo per lui non era un delitto contro la morale, bensì contro la logica». D’altro canto Kohler in galera è l'uomo più felice del mondo: trova giusta la pena, meravigliosi i carcerieri, e intreccia serafico ceste di vimini. Ha un unico desiderio: che l'avvocato Spät, squattrinato difensore di prostitute, si dedichi finalmente a un'impresa seria (ma a lui sembrerà pazzesca) e riesamini il caso muovendo dall'ipotesi che a premere il grilletto non sia stato lui: «Deve montare una finzione, null’altro ... spesso la notte ... mi chiedo come apparirebbe la realtà se l'omicida non fossi io ma un altro. Chi sarebbe quest'altro?». Accettata la sfida, Spät precipiterà in un vortice, in una paradossale commedia umana e filosofica che tiene tutti – lettori inclusi – con il fiato sospeso: perché mai dietro le sbarre Kohler è tanto ilare? E perché ha fatto fuori Winter? Comunque stiano le cose, questo «giallo» – tra i più spiazzanti che sia dato leggere – è una festa della suspense, del grottesco più rutilante e della più sapida teatralità, e insieme un romanzo sull’impossibilità della giustizia.
Con "La visita della vecchia signora", "commedia tragica" scritta nel 1955, lo svizzero Durrenmatt conquistò i palcoscenici di mezzo mondo e diede vita a una delle sue più singolari figure femminili, Claire Zachanassian, donna dal fascino perverso e malvagio. Essa non impersona - come ricorda l'autore - "né la giustizia né il piano Marshall e tantomeno l'apocalisse"; è semplicemente la donna più ricca del mondo e "grazie al denaro può agire come un'eroina della tragedia greca, assoluta, crudele". Dietro la multimilionaria, che ha fatto fortuna con numerosi matrimoni, si celava un tempo la povera fanciulla Klari Wascher sedotta e abbandonata da Alfred Ill. Questa favola grottesca prende avvio dal ritorno della vecchia Claire al luogo natio, la cittadina di Gullen, un agglomerato svizzero di inettitudini e frustrazioni piccolo-borghesi. Accompagnata dal settimo marito, da due eunuchi oltreché da una temibile pantera, Claire è ossessionata da un unico pensiero: vendicarsi di Ill. Ma il compito spetta ai suoi concittadini, a cui ha promesso una ricompensa favolosa. Anche il paese più quieto e onesto non sa sottrarsi all'insidia del denaro, anche le coscienze più probe si induriscono nell'egoismo sino ad accettare l'assassinio. Commedia dell'inautentico, questa piéce indaga, con straniante gusto per il paradosso e la provocazione, sulla corruttibilità dell'uomo, la manipolazione del consenso e il rapporto fra morale e violenza.
Depicts an American boy's childhood in Mexico, ensconced in a world comprised of communist European exiles, local union activists, street children and avant-garde artists like Frida Kahlo
In the town of Slurry, New York, post-war recession has bitten. Claire
Zachanassian, improbably beautiful and impenetrably terrifying, returns to her
hometown as the world's richest woman. The locals hope her arrival signals a
change in their fortunes, but they soon realise that prosperity will only come
at a terrible price...
The world's greatest physicist, Johann Wilhelm Mobius, is in a madhouse, haunted by recurring visions of King Solomon. He is kept company by two other equally deluded scientists: one who thinks he is Einstein, another who believes he is Newton. It soon becomes evident, however, that these three are not as harmlessly lunatic as they appear. Are they, in fact, really mad? Or are they playing some murderous game, with the world as the stake? For Mobius has uncovered the mystery of the universe--and therefore the key to its destruction--and Einstein and Newton are vying for this secret that would enable them to rule the earth.