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Beatriz de Moura

    Colección Andanzas: La fiesta de la insignificancia
    L'identità
    L'ignoranza
    • L'ignoranza

      • 184pagine
      • 7 ore di lettura

      Un uomo e una donna si incontrano per caso mentre tornano al loro paese natale, che hanno abbandonato vent’anni prima scegliendo la via dell’esilio. Riusciranno a riannodare i fili di una strana storia d’amore, appena iniziata e subito inghiottita dalla palude stigia della storia? Il fatto è che dopo una così lunga assenza «i loro ricordi non si somigliano». Crediamo che i nostri ricordi coincidano con quelli di chi abbiamo amato, crediamo di avere vissuto la medesima esperienza, ma è un’illusione. D’altro canto, che può fare la nostra flebile memoria? Del passato, non ricorda che una «insignificante minuscola particella senza che nessuno sappia perché proprio questa e non un’altra». Viviamo sprofondati in un immenso oblio, e ci rifiutiamo di saperlo. Solo coloro che, come Ulisse, tornano dopo vent’anni alla natia Itaca possono contemplare da vicino, attoniti e abbagliati, la dea dell’ignoranza. E solo Kundera, fra gli scrittori di oggi, poteva riuscire a trasformare temi vertiginosi come l’assenza, la memoria, l’oblio, l’ignoranza in materia romanzesca e orchestrare con essi una magistrale, toccante polifonia.

      L'ignoranza
    • Vi sono situazioni in cui per un istante non riconosciamo chi ci sta accanto, istanti in cui l'identità dell'altro si cancella, mentre, di riflesso, dubitiamo della nostra. Solo Kundera poteva trasformare una percezione così segreta e sconcertante in materia romanzesca – e farne uno dei suoi libri più dolorosi e illuminanti. «Di questo ultimo libro, intiepidito dalla luce rosea della vecchiaia, posso dire soltanto una parola: è perfetto. Non c'è personaggio, episodio, immagine, parola, spazio bianco, virgola: non c'è luogo dell'incantevole intreccio che sia segnato da una minima ombra. Nessuno scrittore, oggi, ha l'eleganza di Kundera: la sua naturalezza; il suo tocco delicato e sovrano». Pietro Citati

      L'identità
    • Proyectar una luz sobre los problemas más serios y a la vez no pronunciar una sola frase seria, estar fascinado por la realidad del mundo contemporáneo y a la vez evitar todo realismo, así es La fiesta de la insignificancia. Quien conozca los libros anteriores de Kundera sabe que no son en absoluto inesperadas en él las ganas de incorporar en una novela algo «no serio». En La inmortalidad, Goethe y Hemingway pasean juntos durante muchos capítulos, charlan y se lo pasan bien. Y en La lentitud, Vera, la esposa del autor, dice a su marido: «Tú me has dicho muchas veces que un día escribirías una novela en la que no habría ninguna palabra seria… Te lo advierto: ve con cuidado: tus enemigos acechan». Pero, en lugar de ir con cuidado, Kundera realiza por fin plenamente en esta novela su viejo sueño estético, que así puede verse como un sorprendente resumen de toda su obra. Menudo resumen. Menudo epílogo. Menuda risa inspirada en nuestra época, que es cómica porque ha perdido todo su sentido del humor. ¿Qué puede aún decirse? Nada.

      Colección Andanzas: La fiesta de la insignificancia