Nel grande bestiario dei dittatori del Novecento (Stalin, Mussolini, Pol Pot, Mao, Pinochet, Batista, Amin, Duvalier, Ceausescu, Saddam Hussein, Milosević... l'elenco non si conclude) Adolf Hitler occupa uno spazio privilegiato, quasi paradigmatico. Deve questo primato, più ancora che al numero delle sue vittime e all'entità del terrore che diffuse nel mondo, alla radicalità del suo furore aggressivo e all'assoluta chiarezza con cui sempre manifestò le sue teorie sul predominio dei forti e l'eliminazione dei deboli, individui o popoli che fossero. E al fascino ambiguo che riuscì a esercitare su un'intera epoca, al punto da rappresentare un'autentica incarnazione del Male. La biografia che qui si ripropone, accompagnata da un nuovo saggio introduttivo dell'autore, è un classico della storiografia contemporanea: pubblicata per la prima volta nel 1973, tradotta in decine di lingue, diffusa in milioni di copie in tutto il mondo, resta l'opera di riferimento per chi voglia cercare di capire il «fenomeno Hitler». Con grande lucidità, riordinando una vastissima mole di materiali, Joachim Fest affronta la vita del Grande Dittatore e scioglie i nodi essenziali delle ragioni psicologiche, storiche e politiche che accompagnarono la sua ascesa e il suo trionfo, fino agli ultimi, tragici anni, quando trascinò tutto il popolo tedesco nel suo delirio autodistruttivo.
Joachim Fest Libri
Joachim Fest fu uno storico e giornalista tedesco, rinomato per le sue opere sulla Germania nazista. I suoi scritti esplorarono figure ed eventi cruciali dell'epoca, plasmando il discorso pubblico e contribuendo a una comprensione più profonda della storia. L'approccio critico e l'attenzione ai dettagli di Fest lo hanno affermato come una voce significativa nell'esame del periodo nazista all'interno della storiografia tedesca.







La catastrofe della sconfitta e il senso di colpa per le atrocità dell'Olocausto hanno finora lasciato in secondo piano la resistenza tedesca al nazismo, e in particolare la congiura che portò all'attentato del 20 luglio 1944, quando Hitler si salvò «per miracolo». Joachim Fest, il magistrale biografo del dittatore nazista, ha ricostruito le rocambolesche e sfortunate vicende della resistenza contro un regime dai mille occhi, tirannico e follemente votato al disastro. Raccontando la parabola dei «nemici interni» del regime nazista, Obiettivo Hitler (arricchito da un'interessantissima documentazione fotografica) indaga sulle loro motivazioni, nel quadro delle diverse opzioni politiche e della situazione storica, con qualche critica alla «sordità» degli inglesi ai segnali di dissenso che venivano dal Reich. Fest mette in luce con sconsolato acume i motivi del fallimento a cui erano votati quei tentativi di putsch, e restituisce onore e dignità ai loro artefici, impegnati nel disperato tentativo di riscattare se stessi e la Germania da una barbarie inaccettabile. [dalla quarta di copertina]
Nella storia recente non c'è avvenimento catastrofico che possa essere paragonato alla fine del Terzo Reich germanico nel 1945. Non furono solo gli orrori inevitabili di una sconfitta, accentuati dal potere distruttivo delle guerre moderne. Nell'agonia che cancellò l'impero, quando ormai tutti sapevano che la guerra era perduta, compreso il Führer, sembra che fosse all'opera una forza deliberata che portò alla distruzione un intero paese. Dal suo bunker Hitler stesso diede ordine di demolire tutte le infrastrutture necessarie alla continuazione della vita. In questo libro l'autore ricostruisce l'apocalisse tedesca, che condusse un esercito e un intero popolo a eseguire fino all'ultimo ordini di cui potevano comprendere la follia e l'insensatezza.
Nessun altro come Joachim Fest ha dato un contributo altrettanto importante per la comprensione della storia del Terzo Reich. La sua fondamentale biografia di Hitler, quella di Albert Speer e la descrizione degli ultimi giorni del Führer nel bunker di Berlino nella Disfatta, hanno raggiunto milioni di lettori in tutto il mondo. Ma come ha vissuto lui stesso quegli anni terribili dominati dal nazismo e dalla guerra? Con questa autobiografia della propria giovinezza Fest offre per la prima volta un quadro personale della sua vita durante quel periodo oscuro. Descrive la casa paterna nei sobborghi di Berlino; racconta l'ostracismo nei confronti di suo padre, importante uomo politico e oppositore del nazismo; narra l'incontro con l'ambiente operistico della capitale tedesca; illustra le proprie letture durante il servizio militare; ricorda il tentativo di fuga da un campo di prigionia americano dentro una cassa di legno. In "Io no", che già nel titolo segnala inequivocabilmente la propria posizione e quella della sua famiglia nei confronti del nazismo, Fest racconta sé stesso e mostra così l'ambiente di quella borghesia liberale della Germania degli anni Trenta e Quaranta che ha saputo coraggiosamente offrire resistenza alla barbarie dilagante.
Una serie di ritratti di personaggi che hanno in vario modo segnato la storia della Germania e l'identità tedesca del Novecento. In questa galleria figurano compatrioti di Fest molto diversi fra loro, come Thomas e Golo Mann, Sebastian Haffner, Hannah Arendt, Ulrike Meinhof, Rudolf Augstein; ma anche due inglesi, Winston Churchill e Hugh Trevor-Roper, che hanno profondamente segnato l'autore.
A quiet, proud, often painful, always clear-eyed memoir...It deserves wide attention in the English-speaking world. It is illuminating of the man, of the times he lived through, and also of a rare kind of moral resolve, both sobering and inspiring.' Rachel Seiffert, Guardian Few other historians have shaped our understanding of the Third Reich as Joachim Fest. Fierce and intransigent, German-born Fest was a relentless interrogator of his nation's modern history. His analysis, The Face of the Third Reich, his biographies of Adolf Hitler and Albert Speer and his descriptions of the last days in the Fuhrer's bunker have all reached a worldwide audience of millions. But how did the young Fest, born in 1926, personally experience National Socialism, the Second World War and a catastrophically defeated Germany? In Not I, the memoir of his childhood and youth, Joachim Fest chronicles his own extraordinary early life, providing an intimate portrait of those dark years of conflict. Whether describing his Catholic home in a Berlin suburb, his father's resistance of the regime and subsequent teaching ban, his own expulsion from school, or Aunt Dolly's introductions to the operatic world, these are the long-awaited personal reflections of a born observer the exactitude of whose prose is as sharp as the memories he describes.
