Germinal
- 384pagine
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Émile Zola si erge come figura cardine del naturalismo letterario, dissezionando l'intricata interazione tra ambiente, ereditarietà e destino umano. La sua monumentale serie, Les Rougon-Macquart, narra meticolosamente le trasformazioni sociali e le conseguenze della Rivoluzione Industriale attraverso la lente di un'unica famiglia attraverso le generazioni. La profonda esplorazione di Zola dei temi sociali e della profondità psicologica consolidò il suo status di voce potente della sua epoca. Le sue opere durature continuano a ispirare artisti e risuonano profondamente con i lettori contemporanei.







Nell'ironia amara della Gioia di vivere Emile Zola ha rappresentato un insieme prodigioso di umanità. Pochi fra i suoi romanzi più importanti sono grandi come la storia di questa semplice famiglia borghese, i cui drammi mediocri e terribili si svolgono nello scenario maestoso del mare, un mare feroce come la vita, al pari della vita spietato e infaticabile, un mare che lentamente inghiotte un povero villaggio di pescatori costruito nell'ansa di una scogliera. E sull'intero libro plana, nero uccello dalle ali spiegate, la morte.
The penultimate novel of the Rougon-Macquart cycle, La Debacle (1892) takes as its subject the dramatic events of the Franco-Prussian War and the Commune of 1870-1. During Zola's lifetime it was the bestselling of all his novels, praised by contemporaries for its epic sweep as well as for its attention to historical detail. La Debacle seeks to explain why the Second Empire ended in a crushing military defeat and revolutionary violence. It focuses on ordinary soldiers, showing their bravery and suffering in the midst of circumstances they cannot control, and includes some of the most powerful description Zola ever wrote. Zola skilfully integrates his narrative of events and the fictional lives of his characters to provide the finest account of this tragic chapter in the history of France. Often compared to War and Peace, La Debacle has been described as a "seminal" work for all modern depictions of war.
Un romanzo che esplora lucidamente l'universo femminile, un testo che dà la misura del talento rappresentativo e dell'acutezza dello sguardo sociale del grande narratore francese. La vicenda della giovane provinciale Denis che, approdata timidamente a Parigi, riesce a evitarne le insidie e a domarne i mostri solo in virtù della sua integrità e della sua dolcezza, non ha nulla di edulcorato né di consolatorio: è invece, per energia di scrittura e profondità di analisi, il diagramma di un destino femminile che si realizza nel quadro di una società opulenta e spietata mantenendo intatti la sua dignità e il suo spessore.
Il dramma del protagonista, il pittore Claude Lantier, è quello - scrive Lanfranco Binni nell'introduzione - "del rapporto con il proprio lavoro, con la durezza della materia; è lo stesso dramma del lavoro-passione e del lavoro-fatica che Zola medesimo prova quotidianamente. "L'opera" infatti non è un romanzo autobiografico soltanto per l'ambiente che accuratamente descrive, l'ambiente più direttamente conosciuto da Zola; è un romanzo autobiografico soprattutto perché testimonia l'atteggiamento dello stesso Zola nei confronti del proprio lavoro letterario, ed è proprio per questa ragione un romanzo di centrale importanza per conoscere la sua concezione del mondo e la sua poetica".
Dopo due romanzi parigini, ne La conquista di Plassans (1874), quarto capitolo del ciclo dei Rougon-Macquart, Zola torna alla provincia per ambientarvi una storia di impostura e follia. L’immaginaria cittadina di Plassans, già teatro de La fortuna dei Rougon, il primo titolo della serie, dopo aver appoggiato il colpo di stato di Napoleone III nel 1852 è passata ai legittimisti. Il compito di preparare la riscossa bonapartista viene affidato al machiavellico abbé Faujas, strumento nelle mani del ministro Eugène Rougon. Forte di un’insaziabile volontà di dominio e di un’innata capacità di dissimulazione, l’intrigante abate riuscirà a piegare al suo disegno politico gli inerti e reazionari notabili locali così come i borghesi avidi di denaro e potere, e a soggiogare pian piano l’intera popolazione. I primi a capitolare sono i Mouret, presso i quali ha trovato alloggio, che espropriati in casa loro dal tartufesco inquilino vedono sconvolti i fragili equilibri familiari e minata la propria salute mentale: Marthe travolta da una morbosa attrazione erotica per l’abate, François calunniato come sadico torturatore della moglie fino a perdere il senno. E nel segno della follia si consumerà la tragedia finale.
Introduzione e corredo bibliografico di Riccardo Reim; Premessa di Attilio Lolini; Edizione integrale
Libro "scandaloso", contro il quale si scagliò quella società del Secondo Impero avviata alla guerra che Zola ritrae impietosamente, il romanzo inizia con l'evocazione del fantasma di Bismarck e si chiuse col triplice grido «A Berlino!» che sale dal boulevard sotto il Grand Hotel dove è morta Nanà, orrendamente sfigurata dal vaiolo. Pubblicato a puntate sul settimanale «Le Voltaire» tra il 1879 e il 1880, e poi edito subito in volume, Nanà rimane forse il romanzo più noto di Zola: la "biografia" di un personaggio che subito rapprensentò, per innumerevoli lettori, il mito del sesso inestricabilmente legato alla distruzione e alla morte. Il libro, che contiene pagine tra le più alte e riuscite del grande narratore francese, dimostra la capacità di Zola di eccellere nella creazione di gruppi umani e sociali, con uno sguardo acutissimo e moderno.
"Le serate di Médan" è una delle più clamorose provocazioni lanciate da Émile Zola contro i "sacri" ideali militaristi e patriottardi tanto cari alla società francese del XIX secolo. Pubblicato nel 1880, all'indomani della disastrosa disfatta di Sedan che segnò di colpo la fine di Napoleone III e del Secondo Impero, il libro si propone, con spietata ironia, di fare "opera di verità" sull'insensata follia della guerra (di ogni guerra) con un linguaggio di grande novità, improntato a un crudo, sulfureo realismo ricco di sfumature provocatoriamente grottesche, che non mancarono di suscitare le indignate proteste della stampa e della borghesia benpensante. Nelle "Serate di Médan" la guerra viene vista "dal basso", in sei racconti esemplari - sei brevi capolavori firmati dal "maestro" Zola e dai suoi sodali Maupassant, Huysmans, Céard, Hennique e Alexis - in cui, senza mezzi termini, ci si fa beffe degli impennacchiati eroismi da parata e delle belle frasi altisonanti: storie di crudeltà e follia che, purtroppo, appaiono ancora quanto mai attuali. Con questa antologia (la prima della storia della letteratura ideata su una base tematica) Zola ribadisce la propria posizione di "maestro" della scuola naturalista, sottolineando fin dal titolo che il lavoro è frutto di un cenacolo di giovani artisti che lo riconoscono come tale (Médan è il villaggio nei pressi di Parigi che lo scrittore aveva eletto a sua residenza).