A questo romanzo (pensato e scritto in tre anni, dal 1971 al 1974) Elsa Morante consegna la massima esperienza della sua vita "dentro la Storia" quasi a spiegamento totale di tutte le sue precedenti esperienze narrative: da "L'isola di Arturo" a "Menzogna e sortilegio". La Storia, che si svolge a Roma durante e dopo la seconda guerra mondiale, vorrebbe parlare in un linguaggio comune e accessibile a tutti
Elsa Morante Libri
Elsa Morante è stata una figura centrale della letteratura italiana, nota per le sue profonde intuizioni psicologiche e la sua narrazione magistrale. Il suo primo lavoro comprendeva racconti pubblicati su varie riviste, mostrando un talento precoce nel catturare l'esperienza umana. Morante si immerse nelle complessità delle relazioni e delle questioni sociali, con le sue narrazioni che spesso esploravano temi di amore, perdita e ricerca dell'identità. La sua voce distintiva e la sua acuta osservazione della natura umana hanno consolidato il suo status di voce letteraria significativa del suo tempo.







In questo romanzo, la maestra Ida vive a Roma le esperienze del fascismo, della persecuzione degli ebrei, della guerra e del dopoguerra, insieme ai suoi due figli. Giuseppe, il figlio minore, è un bambino speciale. Elsa Morante crea un vivido ritratto della città e dei suoi abitanti, tra cui piccoli borghesi, partigiani e anarchici.
Arturo, il guerresco ragazzo dal nome di una stella, vive in un'isola tra spiagge e scogliere, pago di sogni fantastici. Non si cura di vestiti né di cibi. È stato allevato con latte di capra. La vita per lui è promessa solo di imprese e di libertà assoluta. E ora ricorda. Queste sono le sue memorie, dall'idillio solitario alla scoperta della vita; l'amore, l'amicizia, il dolore, la disperazione. Secondo romanzo della Morante dopo 'Menzogna e sortilegio' (1948), 'L'isola di Arturo' (Premio Strega 1957) confermò tutte le qualità della scrittrice romana - l'impasto di elementi realistici e fiabeschi, la forte suggestione del linguaggio.
Menzogna e sortilegio
- 723pagine
- 26 ore di lettura
La prima apparizione di Menzogna e sortilegio (Premio Viareggio 1948) fu una sorprendente smentita a quanti denunciavano una presunta crisi dell'arte del romanzo. Contro i pregiudizi contemporanei, questo si proponeva come un vero romanzo, secondo i modelli della grande tradizione, che da Stendhal, a Tolstoj, arriva a Proust: specchio di una intera società umana, dove le relazioni e i personaggi del dramma reale si riconoscono in tutta la loro pietà; e al giro conchiuso di ogni generazione e di ogni destino rispondono altre dimensioni senza termine, imitando il movimento della realtà stessa. Menzogna e sortilegio si serve di un linguaggio inventato e fantastico, in cui il pretesto dell'allusione e del gioco non è altro che una specie di pudore per difendere l'intimità troppo scoperta di una straordinaria confessione.
La storia
Uno scandalo che dura da diecimila anni



