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Hermann Broch

    1 novembre 1886 – 30 maggio 1951

    Hermann Broch si dedicò interamente alla letteratura solo all'età di quarant'anni, dopo le prime esperienze nell'azienda tessile di famiglia. La sua opera è caratterizzata da un profondo interesse per la psicologia, la filosofia e la matematica, che si riflettono nei suoi scritti modernisti. Eccelle per uno stile preciso e l'esplorazione di temi complessi dell'esistenza umana. Broch è considerato uno degli autori chiave della sua epoca.

    Hermann Broch
    Geist and Zeitgeist
    The sleepwalkers
    Il Kitsch
    Il racconto della serva Zerlina
    Hofmannsthal e il suo tempo
    La morte di Virgilio
    • 2018
    • 2016

      Quando Hannah Arendt lesse questo racconto, così ne scrisse a Broch: «È una delle più grandi storie d'amore che io conosca e personalmente quella che mi è forse più gradita. Qualcosa di così meraviglioso, scritto interamente dalla prospettiva di quell'indimenticabile che risalta solo nel materiale di ciò che si è dimenticato». In un interno aristocratico e decaduto, la serva Zerlina racconta con foga implacabile la storia di una passione demoniaca e di una feroce sete di rivalsa, e svela la sua vendetta, di raffinata perfidia, ai danni del Signor von Juna, fatuo avventuriero che già nel nome ricorda il Don Giovanni – così come la stessa Zerlina e la padrona Elvira. Il suo furore finirà per travolgere tutto e tutti, anche l'impostura della rispettabilità coniugale in un'Austria prossima alla rovina, dove i presunti non-colpevoli «affondano» per dirla con Broch «nella colpa etica», in una «colpevole non-colpevolezza».

      Il racconto della serva Zerlina
    • 2010

      Hofmannsthal è il cardine di questa magistrale opera al tempo stesso critica e narrativa, dove Broch ci conduce lungo traiettorie concentriche nello spazio e nel tempo. Ne risulta il ritratto di un'epoca in cui si sviluppò tumultuosamente < >, e che sembrò culminare nella Vienna dei primi due decenni del Novecento - epoca di immensa ricchezza e al tempo stesso minacciata da un irreprimibile vuoto e dalla corrosione di ogni valore. Broch la ritrae in ogni sua sfaccettatura in Inghilterra, Francia e Germania, prima di concentrare il suo sguardo sull'Austria asburgica, "il paese felice senza speranza", il luogo dove la crisi ha toccato l'acme e l'orpello abbellisce qualcosa di sempre più inconsistente. Soffermandosi su Hofmannsthal, nel cuore del libro, Broch ne ricostruisce la storia familiare, per poi raccontarne l'infanzia e l'adolescenza di ragazzo prodigio, l'isolamento fra i letterati viennesi, la disperazione di fronte alla crisi del linguaggio e la ricerca di nuove vie là dove "la parola non sa più dire la cosa". Una dialettica fra negazione del ruolo di scrittore e urgenza espressiva che appartiene allo stesso Broch, il quale, rispecchiandosi nell'ansia etica di Hofmannsthal, e narrandoci con tanta partecipe sapienza il suo tempo, ci regala anche una profonda e rivelatrice autoanalisi

      Hofmannsthal e il suo tempo