Un libro che racconta della grande epopea dei coloni americani in cerca di fortuna alle pendici del monte Baker, tra innumerevoli difficoltà, morti improvvise, l'amicizia forte con le popolazioni indiane del posto, la costruzione della linea ferroviaria e i primi collegamenti marittimi con la costa ricca dell'est, la scoperta di giacimenti dell'oro, la bonifica dei terreni e la costruzione di nuove città.
È il marzo 1987. Edward Kennedy è presidente degli Stati Uniti da poco più di due anni, ma il suo mandato potrebbe concludersi tragicamente nell'arco di sette giorni. Il FBI scopre infatti un complotto per assassinarlo, uno dei tanti che sistematicamente vengono orditi contro i presidenti in carica, ma il panico si impadronisce degli agenti quando si rendono conto che la data per l'esecuzione è già fissata e che il piano è molto accurato. Questa volta non si tratta di un falso allarme. Cinque sono gli uomini del FBI a conoscenza di tutti i dettagli, ma nel giro di un'ora quattro vengono uccisi. L'agente Marc Andrews resta solo, in una lotta martellante contro il tempo che passa inesorabile, a cercare di comporre tutti i pezzi di quello che sembra un puzzle impossibile. Ha solo sette giorni. Dove cercare i mandanti? Fra i commercianti che la legge recentemente approvata da Kennedy per l'abolizione della libera vendita di armi ha gravemente danneggiato? Non si possono tralasciare neppure gli uomini dell'entourage del presidente: tutti sono sospetti e forse proprio tra loro si cela il capo della congiura. E se fosse il senatore Dexter, il padre di Elizabeth, la ragazza che si insinua prepotente nei pensieri di Marc anche in quei giorni di tensione quasi insostenibile e dalla quale il dovere lo allontana sempre bruscamente? La pista che Marc segue si popola in breve tempo di attentati, di morti, di terrore, di violenza, finché giunge il fatidico settimo giorno...
L'amico ritrovato. Un'anima non vile. Niente resurrezioni, per favore
222pagine
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"Mi sentivo prima tedesco, poi ebreo". In questa frase piena di rimpianto è racchiuso il fascino dei tre romanzi brevi di Fred Uhlman, nati dalla tragedia di chi, disperatamente innamorato della Germania e della sua cultura, nel 1933 se ne vide improvvisamente allontanato in nome di una motivazione aberrante come quella razziale. Nella "Trilogia del ritorno", con una scrittura di grande sobrietà, Fred Uhlman ha dettato la condanna di una delle pagine più agghiaccianti della nostra storia, creando tre gioielli di prosa che si illuminano vicendevolmente e riuscendo a trarre una musica semplice e malinconica dalla tragedia di un'intera civiltà.