Difficile collocare criticamente la figura di Walter Benjamin: la sua originalità di pensatore e la sua opera - saggi teorici, aforismi, ricordi - trascendono la storia, la filosofia o la letteratura nella loro accezione corrente. Questa antologia, pubblicata per la prima volta nel 1962 da Einaudi, raccoglie i testi più rappresentativi, dai saggi filosofici "Per la critica della violenza", "Destino e carattere", "Sulla facoltà mimetica" a quelli più letterari su Baudelaire, Kafka e Goethe: tutti scritti rivelatori di una particolare forma di saggismo in cui le "affermazioni sulla vita" non possono prescindere dall'analisi di un determinato "paesaggio culturale". E che mettono in luce le risorse di un laboratorio di pensiero tra i più fervidi e originali di questo secolo.
Walter Benjamin Libri
Walter Benjamin fu un critico letterario e filosofo marxista tedesco che arricchì il pensiero occidentale con una sintesi innovativa di materialismo storico, idealismo tedesco e misticismo ebraico. La sua opera è notevole per il suo approccio unico alla critica sociale e culturale e alla teoria estetica. Benjamin esplorò un perduto apprezzamento del mito attraverso il concetto di "percezione auratica". I suoi saggi e le sue traduzioni letterarie continuano a esercitare un'influenza duratura sugli studi accademici e letterari.







Questo volume si presenta come una ricostruzione globale di un secolo, l'Ottocento, colto nello specchio di una città come Parigi, e indagato nei suoi elementi apparentemente marginali, quali la moda, il gioco, il collezionismo, la merce, la prostituzione, la figura del flaneur, i passages. Ma il volume è anche la rappresentazione di un sogno di cui la cultura europea ha dovuto un risveglio che è poi la crisi dello storicismo e delle ideologie ottocentesche, che approda in queste pagine alla sua forma più risolutiva e radicale.
Quando sotto la minaccia di venire consegnato ai nazisti, si tolse la vita a Port Bou il 25 settembre del 1940, Walter Benjamin si era assicurato che potesse pervenire ad Adorno negli Stati Uniti il suo ultimo scritto. Si trattava delle tesi "Sul concetto di storia" nelle quali aveva cercato di concentrare in brevi note un modello marxista di storia che sapesse reggere all'urto dell'immensa catastrofe che aveva travolto l'Europa fin nei fondamenti della sua cultura, e potesse costituire un fulcro teorico di resistenza per la lotta a venire. Sigillate nella loro concisione e complessità e però capaci di suscitare attenzione ed eco come pochi altri testi della filosofia del Novecento, le tesi benjaminiane attenuano la loro enigmaticità se, come si propone in questo lavoro, vengono accostate e lette in sequenza con i copiosi materiali antecedenti e preparatori che decenni di filologia benjaminiana ci hanno fin qui messo a disposizione. Nelle "Tesi sul concetto di storia", testo estremo della ricerca benjaminiana, l'interrogazione sulla storia attinge vertici di lucida radicalità e di illuminazione teologico-profana proprio perché di quella ricerca essa ha costituito, fin dalla prima giovinezza, un motivo originario e ne ha costantemente accompagnato il cammino.
L'Origine del dramma barocco tedesco è l'opera con la quale Walter Benjamin, nel 1925, intendeva abilitarsi all'Università di Francoforte. Il tentativo fallì. All'autore fu consigliato di ritirare la propria domanda. La motivazione principale: il carattere impervio del lavoro, a partire dalla Premessa che, come afferma Scholem, sta davanti al libro < >. Attraverso un'analisi della forma dell'allegoria, considerata il vero e proprio centro dell'espressività barocca - e in particolare di quel genere poco conosciuto che è il dramma barocco tedesco (il Trauerspiel) -, Benjamin propone una diagnosi estremamente attuale sull'arte e sulla modernità. In un itinerario che si snoda fra teatro, letteratura, arte e storia, l'opera benjaminiana, pubblicata per la prima volta in Germania nel 1928, lancia una sfida alla filosofia del Novecento e a quella di oggi. Questa nuova traduzione restituisce al libro tutta la sua forza e necessità e i documenti raccolti nella ricca appendice ne ricostruiscono la genesi guidando il lettore in un percorso appassionante
Infanzia berlinese
Intorno al millenovecento
Chi voglia conoscere la città dove Walter Benjamin è nato ha una miniera tuttaparticolare cui attingere: "L'Infanzia berlinese", quell'anomala autobiografiapiù volte rimaneggiata (fra il 1932 e il 1938) sulla base della precedente"Cronaca berlinese" e di articoli apparsi sulla "Frankfurter Zeitung". Alcentro della narrazione sta un mondo di immagini, luoghi e oggetti sepolti eritrovati, attraverso cui la città pare educare il bambino scelto comeinterlocutore segreto. Nei 32 brani della raccolta, Benjamin ha la pazienza didare nuovamente voce ai viali, agli stagni, al Giardino zoologico, ai mercaticoperti, alla pista di pattinaggio, alla residenza estiva vicino a Potsdam.
«L'importanza che Benjamin attribuiva a L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica (e da ciò l'esigenza di una edizione come questa, che finalmente permettesse di comprendere nel loro insieme la sua genesi e tutte le sue "varianti") risulta evidente dalla nota lettera a Kraft del dicembre del 1935: egli afferma con enfasi di ritenere di avervi fissato la cifra dell'"ora del destino" che è scoccata per l'arte. Non può trattarsi, quindi, di una semplice fenomenologia delle piú recenti tendenze, né dell'apprezzamento del loro carattere rivoluzionario rispetto alla espressione artistica tradizionale, e neppure di una teoria delle nuove Muse: fotografia e cinema. L'ambizione è incomparabilmente maggiore: si tratta di comprendere la crisi del fatto artistico, dell'arte in quanto tale, di una filosofia della crisi dell'arte, destinata, per ciò stesso, ad assumere i toni di una vera e propria filosofia della storia».
Zusammenfassung: "Aura e choc" raccoglie in un unico volume i principali studi dedicati da Walter Benjamin al complesso ambito della teoria dei media, tra cui il saggio "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica", qui presentato nella versione del 1935-36. Chiave di volta di questa teoria, che Benjamin sviluppa dai primi scritti degli anni '10 fino agli ultimi frammenti del libro sui "passages" di Parigi, è l'idea secondo cui va considerato come "medium" tutto ciò che è in grado di ridefinire le coordinate della percezione, dei modi di vedere e di sentire, e più in generale dell'esperienza. Sulla base di tale presupposto Benjamin discute media moderni come la fotografia e il cinema, la radio e il telefono, il libro e il giornale, ma anche le forme espressive della lingua, della linea e del colore, strumenti ottici come la camera oscura e la lanterna magica, i sistemi di illuminazione urbana e l'architettura di vetro, per arrivare infine agli stati di alterazione percettiva indotti dal sogno e dall'hashish. Nel loro insieme, tutti questi media sono per Benjamin capaci di trasformare storicamente l'esperienza sensibile, sottoponendo l'individuo moderno a un autentico "training del sensorio" che gli consente di affrontare il passaggio dalla cultura ottocentesca, permeata dal culto dell'aura, a una modernità che lo espone a continui choc