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Dieter Schlesak

    7 agosto 1934 – 29 marzo 2019

    Dieter Schlesak, originario della Transilvania, è un distinto poeta, romanziere e saggista tedesco-rumeno. La sua produzione letteraria spesso si addentra nelle profondità dell'esperienza umana con una qualità lirica unica. Attraverso la sua scrittura, esplora temi complessi con acuta perspicacia e sensibilità poetica. Sia la prosa che la poesia di Schlesak riflettono una profonda comprensione del mondo che lo circonda.

    Zwischen Himmel und Erde
    Vlad, Der Todesfürst
    Weisse Gegend - Fühlt die Gewalt in diesem Traum. Gedichte
    Das Narbenwahre und die Kunst der Rückkehr. Roman
    Los. Reisegedichte
    Bandiere bucate
    • 2009

      Victor Capesius era farmacista a Sighisoara, buon vicino di casa della famiglia Schlesak. Una fotografia del 1929 lo mostra sorridente in uno stabilimento balneare della cittadina, con alcuni conoscenti. Anni dopo, Capesius si trova ad Auschwitz, a inviare tanti di questi suoi vicini nella camera a gas, selezionandoli personalmente e dicendo loro di spogliarsi per andare a prendere un bagno. Dalla farmacia del Lager distribuisce le dosi dello Zyklon B, il gas letale. L'idillio di provincia diviene il più atroce e fetido mattatoio della storia, i commensali di liete tavolate domenicali nelle colline transilvane si dividono in assassini e assassinati, il familiare nido di provincia cova le uova di mostri. Capesius, condannato a nove anni di carcere, è poi vissuto e morto serenamente. Il possente libro di Schlesak - in cui c'è un unico personaggio immaginario, il deportato Adam, che tuttavia riferisce fatti oggettivi e parole realmente dette da vittime e da boia e in cui il narratore è solo un impersonale protocollo di eventi, deposizioni e dichiarazioni raccolte - è un indimenticabile affresco del male, degno del L'istruttoria" di Peter Weiss e, nella sua secca sobrietà epica, altrettanto intenso." (dalla Prefazione di Claudio Magris)

      Il farmacista di Auschwitz
    • 1997

      A poche settimane dalla caduta del regi­me di Ceausescu, Dieter Schlesak ritorna in Romania, dopo più di vent’anni di esi­lio. La rivoluzione del 21 e 22 dicembre è ancora viva: nei racconti degli amici, sui muri scheggiati dalle bombe, nei senti­menti di speranza. Le bandiere del tricolo­re rumeno hanno al centro un buco, il cer­chio vuoto che ha abolito i simboli del regime e dell’ideologia.Nulla è più come prima. Schlesak fissa l’esperienza di quel ritorno in un racconto poetico e filosofico, ancor’oggi profetica­mente attuale. Le rivolte dell’Est del 1989, ci dice, hanno visto l’insorgere sulla scena della Storia di qualcosa di straor­dinariamente nuovo: da un lato l’assenza dell’Idea che prepara e guida la rivo­luzione, dall’altro l’invadenza dell’in­formazione televisiva, con i suoi trucchi e i suoi inganni.“Telerivoluzione”, così chiama Schlesak ciò che avvenne allora in Romania: la tele­visione che dirige e condiziona la rivolta, che inventa i fatti e annulla la realtà. Come nella guerra del Golfo.Gli eventi narrati in questo libro sono così leggibili anche come una profetica metafora: anticipazione della nuova realtà quotidiana che ci accompagna verso la fine del millennio, una realtà permeata dall’e­lettronica e dall’illusione delle immagini, dove il trionfo delle apparenze toglie con­cretezza al mondo.

      Bandiere bucate