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"Io non sono il rappresentante di una dottrina ferma e compiutamente formulata", scrive Hermann Hesse. "Sono un uomo del divenire e del trasmutare." Hesse si è arrogato questo diritto per tuta la vita. Ci sono stati periodi in cui ha simpatizzato più col buddhismo che col cristianesimo, ma sempre, nella sua protesta mite o veemente, egli accettava la sua origine cristiana. Libri come "Il mio credo" sono stati concepiti ritagliando dalla versatile personalità di Hesse il lettore della Bibbia e dei classici cinesi. Libri "che non si leggono mai per la durata di mezz'ora o di un'ora intera, ma ogni volta si prende solo una frase, una riga, per meditarci sopra; per ritrovare, al di là del ciarpame della giornata e anche delle altre letture, la misura di ciò che è grande e sacro". Per Hermann Hesse sono soprattutto importanti i concetti che resistono alla propria verifica e alla propria esperienza vissuta. Le teorie altrui sono accettate solo se superano quest'esame. Hesse si considera l'avvocato di tutti noi, egli vuole proteggere l'individuo, raffinare il suo intendimento e potenziare la sua esistenza contro i dogmi, le ricette, i programmi; vuole cercare di rendere più acuta la sua coscienza e più robusta la sua forza spirituale.
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Il mio credo, Hermann Hesse
- Lingua
- Pubblicato
- 1991
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