Per Wahlöö Ordine dei libri
- Peter Wahloo





- 2008
- 2005
Roseanna
- 336pagine
- 12 ore di lettura
Un giallo degli anni Sessanta ritrovato da Andrea Camilleri. Gli autori, una coppia di scandinavi, scrittori a quattro mani ma anche marito e moglie nella vita, furono definiti, all'apice della loro fama, in vari modi. Dall'immancabile «Simenon scandinavi» al più meditato «autori del primo giallo socialdemocratico». Sono i creatori del malinconico Martin Beck, al suo esordio in questo primo romanzo della serie, investigatore della squadra omicidi di Stoccolma; un poliziotto vero, frustrato nella vita privata da un rapporto matrimoniale sfiorito dal quale sarebbe troppo faticoso separarsi, tormentato dal mal di stomaco, lento come un bradipo ma tenace, umano, che «non pensa mai» (appunto: «il Maigret svedese»). Attraverso i suoi occhi la coppia dei due autori intendeva rappresentare una «commedia umana alla Balzac» in chiave poliziesca. E infatti nelle avventure di Martin non c'è mai nulla di clamoroso, niente colpi di scena, geniali crimini, momenti di terrore, o dame nere: c'è il logorante lavoro del detective che macina, centimetro per centimetro, il filo che lo porterà al capo del mistero. Secondo un realismo investigativo che, senza dare la sbronza dei thriller più acrobatici che questi anni ci hanno regalato, comunque non stanca mai né delude. In una cittadina scandinava in mezzo a laghi, porti e canali, è trovato il cadavere nudo di una bella ragazza impigliato in una diga. Di lei non si riesce a saper niente, come fosse affiorata dal nulla. Passano i mesi e le stagioni, ma Martin Beck, per professione e per carattere, non può dimenticare. Finalmente, d'oltreoceano, è scovato un brandello di indizio. E risalendo di spostamento in spostamento, di conoscenza in conoscenza, ricostruendo tessera dopo tessera la vita di una ragazza moderna e promettente, Beck stringe nell'angolo il colpevole, non senza una lacrima sospesa sul ciglio.
- 2005
Un assassino di troppo
- 396pagine
- 14 ore di lettura
Dai maestri del poliziesco scandinavo anni Settanta, il seguito del primo romanzo Roseanna: il commissario Beck, e la sua squadra di disincantati, indaga su un caso doppio a rischio politico; una critica al sistema in giallo. n un paese della Scania, la regione meridionale della Svezia, caratteristica per i villaggi di pescatori convertiti in graziose stazioni balneari, una donna scompare, e viene poi ritrovata uccisa. Era un tipo del tutto normale, nell'aspetto come nella vita, e l'omicidio presenta tutti i particolari del delitto a sfondo sessuale, per di più compiuto da qualcuno che la conosceva bene. Martin Beck, commissario capo della squadra omicidi di Stoccolma, indaga, nella provincia sonnolenta. Lo coadiuvano il suo vecchio amico Kollberg, e uno strano poliziotto locale, dalla simpatia contagiosa e dal sereno anticonformismo. Tutto indica banalmente la colpevolezza di un uomo, solitario e introverso, già condannato per un altro caso simile, risolto anni prima dallo stesso Beck. Nel frattempo, nel corso di una sparatoria avvenuta nella stessa regione, un poliziotto trova la morte. E le due inchieste, sull'omicidio e sulla sparatoria, si intrecciano, più che altro per lo sfondo in cui si incontrano (una stampa scandalistica scatenata nella caccia ai colpevoli, gli alti comandi interessati soprattutto alle soluzioni politicamente più comode, l'indifferenza della gente intorno, pigra e disperata). E per l'influenza che esercitano sullo scetticismo consumato dei tre detective, privi oramai di qualsiasi fiducia nella polizia e nei suoi scopi sociali. I coniugi Maj Sjöwall e Per Wahlöö, i più famosi giallisti nordici, scrissero la serie di Martin Beck, a cavallo tra i Sessanta e i Settanta (la prima inchiesta di questo commissario senza fretta, Roseanna, è stata pubblicata in questa collana e di Un assassino di troppo costituisce l'antecedente). Accanto allo svolgersi dell'indagine, seguita con particolare realismo, e con sensibilità verso i caratteri e le vicende personali dei protagonisti, i due autori miravano a uno scopo dichiarato di critica ossia a denudare il carattere paranoico dei metodi polizieschi, la pervasiva presenza in una società, autodefinitasi del benessere, che invece, con questo retorico pretesto, finiva col fondarsi sulla normalizzazione e il controllo diffuso. Un contesto in cui la polizia giocava un ruolo prezioso, più che di tutori dell'ordine, di gestori del disordine.