Georges Simenon Libri
Georges Simenon, maestro della prosa suspense, era rinomato per la sua straordinaria prolificità e la sua acuta capacità di cogliere le complessità della psiche umana. La sua vasta opera, che abbraccia centinaia di titoli, è caratterizzata da una profonda visione della natura umana e da una narrazione magistrale. In particolare, le sue storie poliziesche con l'Ispettore Maigret hanno trasceso le barriere linguistiche e affascinato il cinema e la radio, dimostrando il suo talento nel creare personaggi indimenticabili e trame avvincenti. Oltre ai suoi famosi detective, Simenon ha esplorato le profondità della motivazione e dell'esperienza umana nei suoi romanzi psicologici e nelle opere autobiografiche, consolidando la sua eredità come figura di spicco della letteratura del XX secolo.







«Leggi...» disse mettendo davanti a Janvier la deposizione della ragazza. Alla ventesima riga Janvier arrossì, così come era arrossito Maigret al mattino in questura. «Chi mai si è permesso di...». Bravo Janvier! Lui e Lucas erano i più vecchi collaboratori di Maigret e fra loro tre non servivano tante parole per capirsi. Subito, senza bisogno di pensarci sopra, Janvier era arrivato alla stessa domanda, quella che Maigret, essendo direttamente coinvolto, ci aveva messo più tempo a formulare. «Chi c’è dietro?». «È proprio quello che vorrei sapere... Chi c’è dietro...».
Le inchieste di Maigret: Maigret e l'affittacamere
- 164pagine
- 6 ore di lettura
A tutta prima aveva creduto che fosse un po' svitata. Ora si chiedeva se quella esuberanza non fosse dovuta al fatto che lei recitava, non solo per ingannarlo, non solo per nascondergli qualcosa, ma per il puro piacere di interpretare un ruolo. «Si diverte molto, signorina Clément?». «Mi diverto sempre, commissario». Questa volta lo guardò con tutto il suo ritrovato candore. Nelle scuole femminili c'è quasi sempre almeno una ragazzina di una spanna più alta delle altre e con quelle stesse forme prosperose. A tredici o quattordici anni assomigliano a enormi bambole di pezza, con gli occhi chiari che non vedono niente della vita e un sorriso trasognato sulle labbra. Ma era la prima volta che Maigret ne conosceva una di quarant'anni.
La camera azzurra
- 153pagine
- 6 ore di lettura
Personaggio paradigmatico dell'universo simenoniano, Popinga si insinua nella mente del lettore con una stupefacente familiarità. E' come una carta da parati che abbiamo visto per anni e improvvisamente si metta a parlare. Dal momento in cui, un giorno, Popinga esce di casa e, chiudendo la porta, esce anche da se stesso, incontriamo di tutto e non riusciamo ad evitare di vederlo con i suoi occhi. Il delitto, il terrore, la fantasticheria, la solitudine, la lucidità, la puntigliosità: sono nuovi pezzi su una vecchia scacchiera, e con il loro aiuto Popinga tenta disperatamente di eludere lo scacco matto. Alla fine, la sua vita, di cui ormai sappiamo tutto, sarà passata davanti ai nostri occhi, e ai suoi, come uno di quei misteriosi treni che amava guardare nella notte.
Maigret e l'uomo della panchina
- 171pagine
- 6 ore di lettura
Ma c'era anche la questione delle scarpe gialle. Quelle scarpe c'entravano forse qualcosa con l'interesse che Maigret provava nei confronti del signor Louis? Il commissario non osava confessarlo a se stesso. Anche lui, per anni, aveva sognato di indossare delle scarpe color becco d'oca. All'epoca erano di moda, insieme a quei cappotti color beigiolino talmente corti da sembrare giacche da camera. Una volta, appena sposato, aveva deciso di comprarsi delle scarpe gialle, ma già solo a entrare nel negozio si era quasi sentito arrossire. Guarda caso, era proprio il negozio in boulevard Saint Martin, di fronte al Théâtre de l'Ambigu. Non aveva osato metterle subito, e quando a casa aveva scartato il pacchetto davanti alla moglie, la signora Maigret l'aveva guardato lasciandosi scappare una risatina. «Non avrai per caso intenzione di metterle?». Non se le mise mai. Sua moglie andò a restituirle al negozio, con la scusa che gli facevano male.
Maigret e i vecchi signori
- 143pagine
- 6 ore di lettura
«Di certo la signora Maigret si aspettava che lui la chiamasse per dirle che non tornava a cena, come spesso succedeva durante un’indagine. Rimase quindi stupita nell’udire, alle sei e mezzo, i passi del marito per le scale, e aprì la porta nel preciso istante in cui arrivava sul pianerottolo. Era più serio del solito, serio e sereno al tempo stesso, e la signora Maigret non osò fargli domande quando, per salutarla, la strinse a lungo tra le braccia senza dire nulla. Non poteva sapere che era appena riemerso da un passato lontano, da un futuro un po’ meno lontano. “Cosa c’è per cena?” chiese alla fine, come per liberarsi da un peso».
Maigret e l'uomo solitario
- 184pagine
- 7 ore di lettura
La stanza era piuttosto spaziosa, e i vetri delle due finestre erano stati rimpiazzati da cartoni e carta da pacchi. Il pavimento sconnesso, con larghe fessure tra i listelli di legno, era ingombro di un incredibile ciarpame, oggetti per lo più rotti e totalmente inutilizzabili. Colpiva, in particolare, sopra una branda di ferro coperta da un vecchio pagliericcio, un uomo completamente vestito e palesemente morto. Il petto era coperto di sangue rappreso, ma il volto aveva conservato un'espressione serena. L'abbigliamento da barbone strideva con il volto e le mani. Era piuttosto anziano e aveva lunghi capelli argentei dai riflessi azzurrini. Anche gli occhi erano azzurri, ma la loro fissità metteva a disagio e Maigret glieli chiuse. Portava baffi bianchi leggermente arricciati e un pizzetto, bianco anche quello, alla Richelieu. Per il resto era rasato di fresco, e Maigret ebbe un'altra sorpresa notando le mani estremamente curate. «Sembra un vecchio attore nel ruolo di un barbone» mormorò.
Aveva gli occhi spalancati, come persi nel nulla, la schiena curva e il passo lento e pigro.In quei momenti, le persone intorno a lui e soprattutto i suoi collaboratori pensavano che si stesse concentrando. Niente di più falso. Maigret aveva un bel dire, ma nessuno gli credeva. In realtà, ciò che faceva era un po' ridicolo, addirittura infantile. Prendeva un briciolo d'idea, un pezzettino di frase e se lo ripeteva come uno scolaro che cerca di farsi entrare in testa la lezione. Gli capitava anche di muovere le labbra, di parlare a bassa voce, da solo nel bel mezzo dell'ufficio, sul marciapiede, dovunque.E quello che diceva non sempre aveva senso. A volte sembrava una battuta.«Ci sono stati casi di avvocati uccisi da un cliente, ma non ho mai sentito parlare di clienti uccisi dal loro avvocato...».



