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Ernst Jünger

    29 marzo 1895 – 17 febbraio 1998

    Ernst Jünger è stato un autore tedesco la cui opera è caratterizzata da un profondo esame dell'esperienza umana di fronte alla modernità e alla guerra. Il suo stile letterario è preciso, impiegando spesso immagini nitide e visive per trasmettere sensazioni intense e riflessioni filosofiche. Jünger contemplò l'impatto della tecnologia e del materialismo sull'anima, con una prospettiva spesso intransigente ma profondamente contemplativa. I suoi scritti, nonostante le controversie, offrono una lente unica sulla natura del coraggio, della sopravvivenza e sulla ricerca di significato nel caos.

    Ernst Jünger
    Sulla questione degli ostaggi
    Traversata atlantica
    Il nodo di gordio
    Diario di Guerra 1914-1918
    La capanna nella vigna
    Lettere dal fronte alla famiglia 1915-1918
    • "Il libro nasce dalla rielaborazione formale del contenuto del miei diari di guerra. Durante tutto il corso della guerra mi sono sforzato di mettere subito su carta le mie impressioni, tra un salto e l'altro, o al più tardi la sera stessa del giorno di battaglia. (...) Non sono un uomo di penna, tuttavia spero che, dopo aver deposto questo libro, qualcuno sia riuscito a farsi un'idea di quel che è stato fatto da noi soldati di fanteria. Abbiamo perso molto, forse tutto, anche l'onore. Ma ci resta una cosa: l'onorevole ricordo della più grandiosa armata che sia mal esistita e della più imponente battaglia che sia mai stata combattuta. Onorarlo in quest'epoca di rinnegamento e di deperimento morale è il più fiero dovere di chiunque abbia combattuto non solo col fucile e le granate, ma anche col cuore pieno d'ardore per la causa tedesca". Il "Diario di guerra 1914-1918" di Ernst Jünger (1895-1998) è una straordinaria testimonianza di quella "Grande guerra" che, a pochi anni dalla conclusione, tutti iniziarono a chiamare Prima guerra mondiale. Si tratta di annotazioni che iniziano il 30 dicembre 1914 con la partenza dell'autore diciannovenne in direzione del fronte, per concludersi all'inizio di settembre del 1918. Non esiste alcun altro diario bellico che documenti la Prima guerra mondiale dalla prospettiva di un ufficiale di prima linea coprendo un così ampio arco temporale e presentando una tale assiduità di registrazioni.

      Diario di Guerra 1914-1918
    • Oriente e Occidente. «Questo incontro», scrive Ernst Jünger in apertura del suo Nodo di Gordio, non soltanto occupa una posizione di primo piano fra gli avvenimenti mondiali, ma «rivendica di per sé un'importanza capitale. Fornisce il filo conduttore della Storia». Un incontro, tuttavia, che nella storia si è spesso trasformato in scontro: «Con tensione sempre rinnovata i popoli salgono sull'antico palcoscenico e recitano l'antico copione. Il nostro sguardo si fissa soprattutto sul fulgore delle armi che domina la scena ». Sono pagine apparse per la prima volta nel 1953, ma sembrano scritte oggi - mentre divampa più che mai la lotta planetaria tra l'Occidente globale liberaldemocratico e l'Oriente dello Stato totale. Ma per Jünger il nodo Oriente-Occidente è una polarità elementare, archetipica, simbolica, che contrassegna in modo costante l'umanità intera nella sua sostanza, e ogni singolo uomo nella sua anima. È l'opposizione tra mythos ed ethos, potere tellurico e luce, dispotismo e libertà, arbitrio e diritto. Una visione che non poteva trovare perfettamente concorde l'amico Carl Schmitt, che due anni dopo l'uscita del Nodo di Gordio replica con uno scritto in cui a quell'archetipica polarità sostituisce la contrapposizione fra terra e mare: da una parte il mondo continentale dell'Oriente (Russia e Asia, ovvero il nomos), dall'altra il mondo marittimo dell'Occidente (Inghilterra e America, ovvero la techne). Nel mezzo, l'Europa. E i due ritroveranno un'intesa nel prefigurarla quale «centro di gravità», capace di favorire, come Terza Forza, «l'unità del pianeta». (Fonte: editore)

      Il nodo di gordio
    • Nell’agosto del 1941, a seguito di alcuni attentati contro gli occupanti tedeschi, tutti i francesi loro prigionieri vengono dichiarati ostaggi: in caso di ulteriori attacchi, saranno fucilati. È l’inizio di un’inaudita spirale di violenza che culmina nell’ottobre dello stesso anno in vere e proprie esecuzioni di massa, suscitando indignazione nell’opinione pubblica francese e crescenti riserve anche tra i responsabili del comando militare tedesco a Parigi, in conflitto con Berlino. Incaricato dal comando di documen tare fatti e responsabilità a futura memoria, il capitano Ernst Jünger stila un resoconto degli eventi asciutto e puntuale. Al documento accosta però la traduzione delle ultime lettere degli ostaggi condannati a morte dopo l’attentato di Nantes del 20 ottobre 1941, strazianti eppure composte e coraggiose. Tanto basta per sublimare la cronaca trasformandola in un omaggio commosso alla dignità delle vittime, per rivelare, dietro il soldato, l’uomo e lo scrittore.

      Sulla questione degli ostaggi
    • Nei primi anni del dopoguerra, mentre si andava delineando quella integrazione planetaria nel nome della tecnica che oggi è sotto gli occhi di tutti, Ernst Jünger elaborò questo testo, apparso nel 1951, oggi più affilato che mai. La figura del Ribelle jüngeriano corrisponde a quella dell'anarca, del singolo braccato da un ordine che esige innanzitutto un controllo capillare e al quale egli sfugge scegliendo di «passare al bosco» – dissociandosi, una volta per sempre, dalla società. Il Ribelle jüngeriano sente di non appartenere più a niente e «varca con le proprie forze il meridiano zero». Tutta l'eredità del nichilismo, del radicalismo romantico e della furia anti-moderna si concentra in questa figura, qui osservata come facendo ruotare un cristallo. Letto oggi, questo testo appare di una impressionante preveggenza, quasi un guanto di sfida gettato in nome di una libertà preziosa: «la libertà di dire no».

      Trattato del ribelle
    • L'autore rievoca le imprese giovanili con la birra, l'etere, il cloroformio, l'hashish e la cocaina, fino all'LSD e alla conseguente sperimentazione di arrischiati "furti prometeici". Il raconto autobiografico si fonde in un dialogo con Nietzsche, Baudelaire, De Quincey, Dostoevskij e altri.

      Avvicinamenti
    • Ernst Jünger partecipò alla Prima guerra mondiale con i gradi di sottotenente della Wehrmacht. Il suo comportamento in prima linea lo rese leggendario: ferito quattordici volte, ricevette numerosi riconoscimenti al valore, compreso il più alto, l'"Ordre pour le mérite". Portava sempre in tasca un taccuino su cui fissava con precisione gli avvenimenti. Da quelle note, in seguito all'insistenza del padre, si persuase a trarre un libro che avrebbe dovuto intitolarsi "Il rosso e il grigio", in omaggio all'amato Stendhal e ai colori mesti e uggiosi della guerra in trincea. Jünger preferì alla fine l'immagine tratta da un poema medioevale islandese. Oggetto di ambigui entusiasmi negli anni Venti e Trenta, le "Tempeste" appaiono oggi la più agghiacciante testimonianza sulla Grande guerra e l'espressione già perfetta della sovrumana capacità di osservazione di Jünger e della prosa fredda e cristallina che egli ha forgiato.

      Nelle tempeste d'acciaio