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Ernst Jünger

    29 marzo 1895 – 17 febbraio 1998

    Ernst Jünger è stato un autore tedesco la cui opera è caratterizzata da un profondo esame dell'esperienza umana di fronte alla modernità e alla guerra. Il suo stile letterario è preciso, impiegando spesso immagini nitide e visive per trasmettere sensazioni intense e riflessioni filosofiche. Jünger contemplò l'impatto della tecnologia e del materialismo sull'anima, con una prospettiva spesso intransigente ma profondamente contemplativa. I suoi scritti, nonostante le controversie, offrono una lente unica sulla natura del coraggio, della sopravvivenza e sulla ricerca di significato nel caos.

    Ernst Jünger
    Traversata atlantica
    Foglie e pietre
    Scritti politici e di guerra 1
    Scritti politici e di guerra 2
    Scritti politici e di guerra 3
    Diario di Guerra 1914-1918
    • 2023

      Oriente e Occidente. «Questo incontro», scrive Ernst Jünger in apertura del suo Nodo di Gordio, non soltanto occupa una posizione di primo piano fra gli avvenimenti mondiali, ma «rivendica di per sé un'importanza capitale. Fornisce il filo conduttore della Storia». Un incontro, tuttavia, che nella storia si è spesso trasformato in scontro: «Con tensione sempre rinnovata i popoli salgono sull'antico palcoscenico e recitano l'antico copione. Il nostro sguardo si fissa soprattutto sul fulgore delle armi che domina la scena ». Sono pagine apparse per la prima volta nel 1953, ma sembrano scritte oggi - mentre divampa più che mai la lotta planetaria tra l'Occidente globale liberaldemocratico e l'Oriente dello Stato totale. Ma per Jünger il nodo Oriente-Occidente è una polarità elementare, archetipica, simbolica, che contrassegna in modo costante l'umanità intera nella sua sostanza, e ogni singolo uomo nella sua anima. È l'opposizione tra mythos ed ethos, potere tellurico e luce, dispotismo e libertà, arbitrio e diritto. Una visione che non poteva trovare perfettamente concorde l'amico Carl Schmitt, che due anni dopo l'uscita del Nodo di Gordio replica con uno scritto in cui a quell'archetipica polarità sostituisce la contrapposizione fra terra e mare: da una parte il mondo continentale dell'Oriente (Russia e Asia, ovvero il nomos), dall'altra il mondo marittimo dell'Occidente (Inghilterra e America, ovvero la techne). Nel mezzo, l'Europa. E i due ritroveranno un'intesa nel prefigurarla quale «centro di gravità», capace di favorire, come Terza Forza, «l'unità del pianeta». (Fonte: editore)

      Il nodo di gordio
    • 2016
    • 2016

      "Il libro nasce dalla rielaborazione formale del contenuto del miei diari di guerra. Durante tutto il corso della guerra mi sono sforzato di mettere subito su carta le mie impressioni, tra un salto e l'altro, o al più tardi la sera stessa del giorno di battaglia. (...) Non sono un uomo di penna, tuttavia spero che, dopo aver deposto questo libro, qualcuno sia riuscito a farsi un'idea di quel che è stato fatto da noi soldati di fanteria. Abbiamo perso molto, forse tutto, anche l'onore. Ma ci resta una cosa: l'onorevole ricordo della più grandiosa armata che sia mal esistita e della più imponente battaglia che sia mai stata combattuta. Onorarlo in quest'epoca di rinnegamento e di deperimento morale è il più fiero dovere di chiunque abbia combattuto non solo col fucile e le granate, ma anche col cuore pieno d'ardore per la causa tedesca". Il "Diario di guerra 1914-1918" di Ernst Jünger (1895-1998) è una straordinaria testimonianza di quella "Grande guerra" che, a pochi anni dalla conclusione, tutti iniziarono a chiamare Prima guerra mondiale. Si tratta di annotazioni che iniziano il 30 dicembre 1914 con la partenza dell'autore diciannovenne in direzione del fronte, per concludersi all'inizio di settembre del 1918. Non esiste alcun altro diario bellico che documenti la Prima guerra mondiale dalla prospettiva di un ufficiale di prima linea coprendo un così ampio arco temporale e presentando una tale assiduità di registrazioni.

      Diario di Guerra 1914-1918
    • 2012

      Maxima-Minima, ovvero massime concentrate nello spazio minimo dell'argomentazione aforistica. Una raffica di sentenze, la cui estrema sinteticità è proporzionale alla densità, prive però di qualunque intenzione didascalica: «Tutte le tentazioni di fare della pedagogia andranno represse. A cosa servono, infatti, i punti d'osservazione quando sta venendo giù una slavina?» In queste spiazzanti riflessioni, concepite inizialmente come «note a margine» dell'Operaio (1932), ma pubblicate tre decenni dopo con un peso specifico proprio, Jünger propone un'approfondita analisi della protagonista indiscussa del XX secolo, la tecnica, nel contesto della «mobilitazione totale»: la sua incidenza sociale, economica ed etica; la sua valenza metafisica e la sua possibile trasfigurazione estetica, i suoi effetti sulla cultura e sull'uomo, «titano e antieroe», «operaio e musico», «politico e profeta». Una piccola, inedita perla della produzione jüngeriana in cui il grande teoreta studia con sguardo da entomologo i meccanismi del lavoro umano, specchio della rivoluzione mondiale, cercando di illuminare un'epoca tra le più ardue della storia.

      Maxima - Minima
    • 2012

      Nell’agosto del 1941, a seguito di alcuni attentati contro gli occupanti tedeschi, tutti i francesi loro prigionieri vengono dichiarati ostaggi: in caso di ulteriori attacchi, saranno fucilati. È l’inizio di un’inaudita spirale di violenza che culmina nell’ottobre dello stesso anno in vere e proprie esecuzioni di massa, suscitando indignazione nell’opinione pubblica francese e crescenti riserve anche tra i responsabili del comando militare tedesco a Parigi, in conflitto con Berlino. Incaricato dal comando di documen tare fatti e responsabilità a futura memoria, il capitano Ernst Jünger stila un resoconto degli eventi asciutto e puntuale. Al documento accosta però la traduzione delle ultime lettere degli ostaggi condannati a morte dopo l’attentato di Nantes del 20 ottobre 1941, strazianti eppure composte e coraggiose. Tanto basta per sublimare la cronaca trasformandola in un omaggio commosso alla dignità delle vittime, per rivelare, dietro il soldato, l’uomo e lo scrittore.

      Sulla questione degli ostaggi