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Theodor W. Adorno

    11 settembre 1903 – 6 agosto 1969

    Theodor W. Adorno emerse come un filosofo e critico sociale tedesco fondamentale nell'era post-Seconda Guerra Mondiale. La sua influenza affonda le radici nella natura interdisciplinare della sua ricerca e nella sua appartenenza alla Scuola di Francoforte. Esaminò rigorosamente le tradizioni filosofiche occidentali e offrì una critica radicale della società occidentale contemporanea. Inizialmente ostacolata da traduzioni inaffidabili, l'opera di Adorno ha visto una rinascita nei paesi di lingua inglese, con traduzioni migliorate e pubblicazioni postume che ne consolidano l'impatto sull'epistemologia, l'etica, l'estetica e la teoria culturale.

    Theodor W. Adorno
    Beethoven
    Note per la letteratura
    Minima moralia
    Alban Berg
    Metafisica
    Terminologia filosofica
    • Terminologia filosofica

      • 524pagine
      • 19 ore di lettura

      Queste "lezioni", che Adorno tenne all'Università di Francoforte tra il 1962 e il 1963, si propongono in primo luogo di offrire un esame storico e tematico di alcuni concetti fondamentali della filosofia (universale e particolare, soggetto e oggetto, dialettica, essere, coscienza ecc.), poiché, come scrive lo stesso Adorno, "alla filosofia il suo linguaggio è essenziale, e i problemi filosofici sono in larga misura problemi di linguaggio". Questa introduzione alla terminologia diventa dunque una vera e propria introduzione alla filosofia, condotta al di fuori dei tradizionali schemi manualistici e sistematici, con un linguaggio accessibile che nulla sacrifica al rigore critico, e senza false semplificazioni. Adorno concentra la sua riflessione attorno a certi punti focali, nei modi storico-dialettici che gli sono propri. Procedendo per grandi "tagli", egli affronta i principali movimenti della storia del pensiero (idealismo e realismo, empirismo e razionalismo, spiritualismo e materialismo), dandoci una sorta di panorama della filosofia, in particolare di quella moderna, per temi e problemi, ricco di aperture, di spunti e di suggestioni.

      Terminologia filosofica
    • Questo libro, che raccoglie le lezioni di Adorno all'Università di Francoforte nel semestre estivo del 1965, si connette strettamente alla sua opera maggiore, la Dialettica negativa, pubblicata nel 1966. L'ultima parte del corso ripercorre infatti, nella forma chiara e colloquiale che caratterizza l'esposizione didattica adorniana, i temi che saranno svolti, a un livello di maggiore complessità stilistica ed espressiva, in quella parte della Dialettica che s'intitola Meditazioni sulla metafisica. Nel corso sulla metafisica Adorno affronta le questioni ultime alle quali la filosofia non può sottrarsi: la difficoltà di pensare dopo Auschwitz, il modo in cui questo evento trasforma l'interrogazione sul senso e rende obsoleta ogni filosofia affermativa, le domande radicali sulla morte e sulla finitezza del singolo, la natura paradossale della trascendenza, che non si lascia né affermare né negare. Nelle lezioni qui pubblicate, però, emerge anche un altro aspetto della riflessione adorniana, sconosciuto e sorprendente: il confronto diretto e puntuale con il pensiero di Aristotele, inteso come l'originario momento fondativo della tradizione metafisica dell'Occidente.

      Metafisica
    • È passato ormai piú di mezzo secolo dagli anni in cui Adorno scrisse queste Meditazioni della vita offesa, che, ormai sottratte alle indigestioni e forzature ideologiche degli anni settanta, possono essere considerate nella loro prospettiva di ultimo classico tedesco. Attraverso centocinquantatre aforismi, con un'attitudine apparentemente divagante, Adorno ricompone l'intero orizzonte della vita sociale, politica, culturale dell'uomo occidentale, senza rinunciare mai all'idea di un suo possibile riscatto. Come scrive Leonardo Ceppa nell'introduzione, «serietà e gioco, teologia e clownerie, nostalgia borghese e impegno politico sembrano così felicemente mescolarsi in questo libro davvero unico nella storia della filosofia contemporanea».

      Minima moralia
    • Ma “che cos’è la letteratura?” Adorno riprende la celebre questione posta da Sartre per contestare tanto le ipotesi del filosofo francese quanto quelle, apparentemente distanti, di Lukács. Per entrambi, infatti, l’arte avrebbe il compito di tirare fuori dal suo nascondimento qualcosa di invisibile, celato, ma che era già lí. La “decisione” dell’essere umano per il primo; la realtà della struttura economica – di cui la letteratura sarebbe il rispecchiamento per Lukács. Ma sia l’uno che altro filosofo, secondo Adorno, tradiscono la verità della letteratura. “L’arte non rispecchia: inventa – scrive Sergio Givone nell’introduzione a questa nuova edizione delle “Note”. Non strappa la maschera: la indossa. Semmai prospetta il mondo nella luce nera di ciò che il mondo non è”. Una scelta dei saggi più importanti di Adorno dedicati alla letteratura; alla selezione dei testi dalla precedete edizione si aggiungono gli “Appunti su Kafka”, ai quali Adorno pose mano fra il 1942 e il 1953.

      Note per la letteratura
    • L'ultimo libro, postumo, di Adorno è senz'altro l'opera più concettualmente aspra del filosofo francofortese. L'asprezza deriva dal compito che l'autore si è visto assegnare dal proprio oggetto: pensare l'opera d'arte dall'interno spingendola al concetto pur sapendo che essa è qualcosa di altro dal concetto. Pensarla senza cedere alle facili sirene dell'empatia e del vissuto; non in un'astratta essenza, bensì nella complessa fenomenicità delle sue manifestazioni storiche. Pensare l'opera d'arte, dunque, nella sua appartenenza al mondo delle merci, ma fino in fondo, ossia come una mercé assoluta che nega se stessa, non facile asilo di una interiorità e di una soggettività in via di sparizione, bensì "cosa" che si rifiuta alla reificazione. Pensare il negativo che si mostra come il vero e proprio interno dell'opera d'arte contemporanea, senza consegnarlo ad un'ontologia edificante, ma cogliendovi piuttosto l'attestazione oggettiva che il circolo dell'effettualità non è perfetto e chiuso in se stesso

      Teoria estetica
    • Theodor W. Adorno, il filosofo tedesco esponente della Scuola di Francoforte, scrive nel 1959 un breve saggio intitolato "Theorie der Halbbildung", ripubblicato di recente in Germania dalla Suhrkamp. La presente edizione italiana, curata da Giancarla Sola, ha per titolo "Teoria della Halbbildung". Mantiene, dunque, volutamente immutata la parola tedesca attorno alla quale ruota il testo di Adorno. Il libro parte dalla storia di due concetti: quello di formazione (Bildung) e quello di cultura (Kultur), per precisare poi come entrambi siano stati logorati nel corso della modernità al punto che la formazione dell'uomo contemporaneo è ormai profondamente compromessa. Per chiarire tale fenomeno, Adorno parla di Halbbildung: ossia, di una formazione superficiale, parziale, incompleta, dimidiata e perfino disumanizzata, intesa quale esito di una società in cui i mezzi di comunicazione di massa e l'industria culturale hanno prodotto un processo generalizzato di omologazione. Il tema, di considerevole attualità, richiama non solo la questione della libertà di stampa, ma anche quella di pensiero e di critica. Ed è appunto nel solco della critica sociale franco-fortese che il testo di Adorno si colloca, consegnandosi al lettore in tutta la sua forza filosofica, sociologica e pedagogica.

      Teoria della Halbbildung
    • Si ripropone qui una importante e ormai classica tre saggi in cui il grande filosofo francofortese si cimenta con il pensiero hegeliano, offrendone una difesa lucida e serrata. Se nel primo studio predomina un'analisi storico-filosofica dei temi obbligati della riflessione di Hegel, il secondo affronta il tema dell'esperienza - in particolare di quella scientifica vista in rapporto con la filosofia idealistica. Il terzo saggio pone infine sotto la lente il problema di come mettere a frutto l'oscura densità del linguaggio hegeliano.

      Tre studi su Hegel
    • Ciò che fa Beckett non ha più nulla a che vedere con il rispecchiamento della realtà. Beckett è la realtà.Il nulla positivo raccoglie per la prima volta in un unico volume tutti gli scritti che il grande filosofo Theodor W. Adorno ha dedicato a Samuel Beckett, lo scrittore da lui ritenuto il più rappresentativo delle complesse vicende dell’arte nella seconda metà del Novecento. Un libro impossibile, vagheggiato e mai portato a termine, che comprende – accanto al celebre e fondamentale Tentativo di capire il «Finale di partita», e a passi scelti della Teoria estetica – la trascrizione di un’accesissima e sorprendente conversazione televisiva e un’inedita lettura de L’innominabile. Un quartetto di testi che intona finalmente nella sua completezza lo spartito dell’articolata interpretazione adorniana di Beckett.In queste pagine il pensatore francofortese si conferma un critico di raro acume, rivelandosi anche un lettore appassionato in grado di mettere in luce – tanto sul piano estetico quanto su quello politico – il nucleo intorno al quale orbita la prosa beckettiana: un «nulla positivo» che esprime la condizione umana nella sua nuda realtà, senza orpelli né illusioni. Un nulla capace ancora oggi di scardinare ideologie e pensieri unici ribadendo i dirompenti doveri dell’arte.

      Il nulla positivo