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Thomas Mann

    6 giugno 1875 – 12 agosto 1955
    Giuseppe in Egitto
    Giuseppe il nutritore
    La montagna incanta II
    La Montagna Incantata I.
    Sua altezza reale
    Tonio Kröger - La morte a Venezia - Cane e padrone
    • 2017

      Scelti e pubblicati da Mondadori nel 1947, a cura di Lavinia Mazzucchetti, i testi etici e politici raccolti in questo libro furono scritti da Thomas Mann tra il 1922 e il 1945. La silloge si apre con il grande discorso berlinese del 1922 Della repubblica tedesca che segna l'approdo di Mann al pensiero democratico, e comprende tra l'altro la lettera al preside dell'università di Bonn che gli aveva tolto la laurea honoris causa, e i cinquantacinque radiomessaggi violentemente antinazisti inviati dall'America al popolo tedesco durante la guerra. Come scrive Giorgio Napolitano nella sua Introduzione, «la riflessione di Mann resta incancellabile - al di là dell'influenza che poté esercitare nel suo Paese prima e dopo essere stato costretto all'esilio -, riflessione che di certo non poté essere tale da salvare la Germania da quindici anni di regressione barbarica. È una lezione che torna ad ammonirci e illuminarci, nelle crisi sociali, culturali e politiche di questo inizio del XXI secolo in Europa».

      Moniti all'Europa
    • 2016

      Nella Germania devastata alla fine della Seconda guerra mondiale, il professor Serenus Zeitblom scrive la biografia dell'amico d'infanzia Adrian Leverkühn, un geniale musicista che in cambio dell'anima ha ottenuto dal diavolo ventiquattro anni di furore creativo. Reinterpretando in chiave moderna il mito di Faust, Thomas Mann narra una vicenda che per molti aspetti sembra anticipare il destino della Germania, travolta dalla follia hitleriana e dalla distruzione. Dando vita a tre generazioni di personaggi, descritti ora con accorata pietà ora con mordente ironia, Mann crea nello stesso tempo una grandiosa allegoria della storia tedesca, e riflette sul profondo significato dell'arte, della musica, della filosofia, della scienza, e sul destino dell'uomo.

      Doctor Faustus
    • 2013
    • 2009

      Sono qui riunite tre lunghe novelle - o romanzi brevi -comunemente annoverate tra le opere migliori di Mann. In La morte a Venezia (1913) è narrata la storia di una passione senile dello scrittore Aschenbach, sullo sfondo di una Venezia equivoca e torbida in cui s'annuncia il colera: su quello sfondo morboso ed enigmatico la passione si chiarisce e si esalta, fino al crollo totale del tipico eroe manniano, travagliato dalla lotta incessante fra l'aspirazione eroica della perfezione e dell'autodisciplina e il decadentistico amore dell'irregolare e del dissoluto. Tristano è del 1903: torna, come nei Buddenbrook , la musica wagneriana a motivo conduttore di un processo di dissoluzione fisica e spirituale. Tonio Kröger , pure del 1903, è opera propriamente autobiografica. Il motivo dell'acuta nostalgia di un'adolescenza irrimediabilmente lontana, di una vita semplice e felice, vi è espresso in pagine bellissime alle quali si alternano altre mirabili pagine di critica dell'arte.

      La morte a Venezia - Tonio Kröger - Tristano
    • 2009

      Quando esce <i>La morte a Venezia</i>, nell’autunno del 1912, Thomas Mann ha trentasette anni, è sposato con la bella e ricca Katia Pringsheim, è padre di quattro figli. Ha già scritto <i>I Buddenbrook</i> e i due capolavori <i>Tristano</i> e <i>Tonio Kröger</i> ed è uno scrittore ormai affermato, per alcuni critici forse al culmine della propria potenza narrativa. Da qualche anno la letteratura è dominata dalle avanguardie storiche, mentre in tutta l’Europa si avvertono presagi di guerra. Ma nel lungo racconto sulla fine di Gustav von Aschenbach la crisi che scuote alle fondamenta quel mondo resta soltanto sullo sfondo. In primo piano c’è l’impietoso ritratto, talvolta perfino caricaturale, del grande autore trascinato dall’avventura artistica e dalla pulsione erotica verso la morte. C’è la passione del maturo protagonista, la disgregazione morale, la perdita del contegno e del dominio di sé. Sono pagine nelle quali Thomas Mann racconta in maniera spesso paradossale ed enfatica la patologia della vocazione estetica, la disciplina e il culto della perfezione formale, le strategie di difesa dal disordine e dal caos; rappresenta ancora una volta la cultura e la bellezza come diminuzione dello slancio vitale, come corruzione della vita e dei valori borghesi. Che Venezia sia qui l’ambiguo e stupendo fondale degli eventi descritti, è anche un omaggio alla grande letteratura di fine secolo e a tutta la cultura del decadentismo europeo.

      La morte a Venezia - Testo tedesco a fronte
    • 2008

      Un tema fondamentale, affrontato da prospettive differenti, unisce i tre racconti; fondamentale nell'opera di Mann e nella sua privata biografia. Si tratta del problematico rapporto arte-vita, del sofferto contrasto tra la necessità dell'artista di allontanarsi dalla vita comune degli "altri" e il suo desiderio, la nostalgia, quasi l'invidia per quella vita comune, ordinaria e cordiale, semplice, fluente. L'isolamento dell'artista appare ineluttabile, ma nel suo scandaglio sapiente e sottile degli anfratti oscuri dell'animo umano Mann riscopre una humanitas fatta su misura, chiarezza ed equilibrio, di amore verso le cose più umili, anche verso un cane bastardo che basta ridonare a un artista la gioia della vita.

      Tonio Kröger - La morte a Venezia - Cane e padrone
    • 2008