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Silvio Pellico

    24 giugno 1789 – 31 gennaio 1854

    Silvio Pellico è stato uno scrittore, poeta e patriota italiano, noto soprattutto come autore di Le mie prigioni. La sua opera letteraria si concentra su profonde riflessioni personali e trasformazioni spirituali, spesso ispirate dalle sue esperienze. Lo stile di Pellico è caratterizzato dalla sua sincerità e introspezione malinconica. Le mie prigioni offre una prospettiva senza tempo sulla resilienza umana di fronte all'oppressione e alla ricerca della libertà interiore.

    Silvio Pellico
    Poesie inedite a Giulia Falletti Di Barolo conservate nell'archivio storico del comune di Saluzzo
    Lettere agli ex compagni di prigionia allo Spielberg
    Ester D'Engaddi Tragedia Edizione critica a cura di Cristina Contilli
    Le mie Prigioni. Dei doveri degli uomini
    Opere scelte
    Le mie prigioni
    • 2022

      Na stránkách tohoto komiksu se odehrává dramatické dobrodružství Silvia Pellica v hrůzném habsburském vězení, které zároveň obsahuje historické poznatky o piemontském vlastenci a italském Risorgimentu vůbec, které tak rozšiřují znalosti o společensko-politickém procesu, jenž vedl ke sjednocení Itálie v roce 1861. Italsko-české vydání. V rámci kulturní výměny spolupracovali na několika dalších ilustracích k tématu knihy také tři mladí rakouští ilustrátoři: Zoe Hamail Estermann, Bianca Frank a Raphael Korb. Není určeno k prodeji.

      Spielberg 1822-2022. Špilberk 1822-2022
    • 2017

      Dopo otto anni di silenzio, il Pellico riscopre la vita attraverso la corrispondenza, definendo il carcere come una "tomba". Nel 1823, Alexandre Andryane, ex ufficiale napoleonico, affronta l'ergastolo per motivi economici e sentimentali. La sua giovinezza e ironia lo aiutano a superare l'esperienza carceraria con maggiore leggerezza.

      Lettere agli ex compagni di prigionia allo Spielberg
    • 2016

      La presente edizione è stata curata da Cristina Contilli giornalista e studiosa del Pellico su cui nel 2006 ha discusso una tesi di dottorato presso l'università di Macerata. In collaborazione con archivi e biblioteche la curatrice ha già ripubblicato alcune cantiche e tragedie del Pellico, sulla base degli autografi dell'autore. La presente edizione è stata curata da Cristina Contilli giornalista e studiosa del Pellico su cui nel 2006 ha discusso una tesi di dottorato presso l'università di Macerata. In collaborazione con archivi e biblioteche la curatrice ha già ripubblicato alcune cantiche e tragedie del Pellico, sulla base degli autografi dell'autore.

      Raffaella Romanzo storico d'ambientazione medievale
    • 2015

      Nell'archivio di Saluzzo sono conservati testi di Silvio Pellico, tra cui la tragedia "Ester", scritta durante il processo. Il manoscritto, datato giugno 1821, riflette il lavoro dell'autore. Pubblicata nel 1830 dopo la sua liberazione, l'opera è raccontata dallo stesso Pellico nell'introduzione delle sue Opere inedite.

      Ester D'Engaddi Tragedia Edizione critica a cura di Cristina Contilli
    • 2015
    • 2015

      Le lettere a Giovan Pietro Vieusseux e Giuseppe Montani, scritte da Pellico tra il 1832 e il 1833, sfidano l'idea di un Pellico "reazionario" dopo la prigionia. Dimostrano l'apprezzamento del suo libro tra i liberali moderati e rivelano il suo ritrovato coraggio letterario dopo "Le mie prigioni".

      Lettere ai redattori della rivista L'Antologia (1832-1833)
    • 2015
    • 2015

      Silvio Pellico, noto per le sue intense storie d'amore, ricorda con tenerezza il primo amore per Carlottina, una giovane torinese. La sua passione è celebrata nella cantica "Le passioni" del 1835, dove esprime i sentimenti di un amore puro e innocente. Il libro include versi scelti e un'introduzione sulle sue storie d'amore.

      Versi d'amore
    • 1986

      Silvio Pellico usciva dallo Spielberg nell'agosto del 1830, Le mie prigioni furono pubblicate nel novembre 1832. La distanza di tempo è importante per capire il clima da cui nasce il libro: un clima di "vitalità" che è divenuta tutta interiore, ma anche un clima di assoluto isolamento, a cui Pellico è relegato, come dice, dal "sospetto dei politici" e dal "timore dei benpensanti". C'è dunque ne Le mie prigioni - sicuramente - la tentazione dell'autore a erigersi a monumento, sia pure modesto, di farsi modello di precetti austeri. Ma c'è anche in esse l'affanno di un "povero cuore": una fragilità che rende tormentosa (e pericolosa) a lui la "solitudine continua", che gli fa nemica "l'immaginativa" e persino la più semplice memoria degli affetti. In questa verità di un movimento interiore, che ha poi sulla pagina una sua intensa proiezione figurativa, può essere letto oggi questo libro, a più di centocinquant'anni dalla sua prima pubblicazione.

      Le mie prigioni