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Arne Bellstorf

    1 gennaio 1979
    Alman sevgili
    Otto, nove, dieci
    Baby's in black
    • Amburgo, ottobre 1960. Astrid Kirchherr lavora come assistente per il suo ex professore, il fotografo Reinhart wolf. Ha una storia con Klaus Voormann, un giovane grafico, ma già da qualche tempo la loro relazione è in crisi. Una sera, dopo una delle ennesime liti, Klaus inizia a vagare da solo per la città. Qualche ora dopo, nel cuore della notte, si presenta a casa di Astrid per raccontarle entusiasta quello che ha appena visto al Kaiserkeller, nel quartiere di St. Pauli: cinque ragazzi inglesi scatenati che suonano il rock'n'roll, i Beatles. Una delle sere successive, Astrid accompagna Klaus ad ascoltarli: non sa ancora che questa decisione cambierà la sua vita. Basandosi su racconti e conversazioni con Astrid Kirchherr, Arne Bellstorf racconta la cultura underground dei primi anni Sessanta ad Amburgo, l'esordio della prima formazione dei Beatles e la tragica storia d'amore fra la giovane fotografa e il musicista e pittore Stuart Sutcliffe. Improvvisamente le immagini che avevo costruito dentro di me erano sparite e al loro posto c'era qualcosa di nuovo. È stato il momento in cui ho visto quei volti sul palco... prima John e poi gli altri, uno a uno... infine, si è voltato Stuart. Aveva esattamente ciò che prima cercavo in Klaus, qualcosa di speciale che ho riconosciuto subito... e che mi sembrava impossibile aver trovato. Astrid Kirchherr

      Baby's in black
    • Christoph Bachmann è stato bocciato e quello che gli si prospetto è una noiosa estate da trascorrere assieme alla madre, in attesa dell'inizio del nuovo anno scolastico. Il ragazzo conosce Miriam e il loro primo incontro sembra molto promettente ma... Niente è più inquietante di una giovinezza tranquilla, passata in attesa del "grande evento". Perché non succede mai niente proprio quando lo si desidera di più? Perché abbiamo la sensazione di essere alla fermata di un autobus che forse non arriverà mai? In tutto questo fermento forse l'unica risposta e l'unica difesa rimane quella dell'indifferenza più totale a ciò che ci circonda.

      Otto, nove, dieci