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Curzio Malaparte

    9 giugno 1898 – 19 luglio 1957

    Questo autore italiano, noto per le sue acute osservazioni e la sua scrittura provocatoria, approfondisce gli aspetti più oscuri della natura umana e le complessità dell'Europa tra le due guerre. Le sue opere, spesso radicate nelle sue vaste esperienze di giornalista e diplomatico, offrono uno sguardo schietto sulla politica e sulla società. Attraverso uno stile distintivo, cattura le tensioni e le ironie dell'epoca, fornendo ai lettori riflessioni incisive e inquietanti. La sua scrittura rimane una potente testimonianza delle complessità del mondo e delle motivazioni umane.

    Curzio Malaparte
    Coppi e Bartali
    Donna Come Me
    La Biblioteca di Repubblica - 96: La pelle
    La pelle
    Kaputt
    Fughe in prigione
    • 2009

      Coppi e Bartali

      • 56pagine
      • 2 ore di lettura

      La nobile lotta tra due campioni - e tra due volti immutabili del nostro paese.

      Coppi e Bartali
    • 2003

      Un viaggio allucinato e infernale nella Napoli appena liberata dagli americani, un susseguirsi di storie al limite della visionarietà nei meandri di una città distrutta, sfinita, quasi in putrefazione, una grottesca rappresentazione del dolore, della bestialità, della miseria e della turpitudine: il romanzo-scandalo di Curzio Malaparte pare voler colpire con tutti i mezzi a disposizione le pigre coscienze dei lettori, proponendo un vasto e terrorizzante campionario di orrori e di abiezioni. Dal pranzo del generale Cork, in cui viene imbandita una bambina, alla vendita della ragazzina ancora vergine, al frenetico sabba omosessuale della “figliata”, si delinea a poco a poco un universo oscuro e perverso, che ha smarrito il senso della distinzione fra bene e male, e che tutti ingloba, sia vincitori che vinti, in un vischioso e insensato Nulla, ove l’unica cosa che resta da fare è «lottare e soffrire per la propria pelle».

      La Biblioteca di Repubblica - 96: La pelle
    • 1968
    • 1966

      La pelle

      • 379pagine
      • 14 ore di lettura

      Una terribile peste dilaga a Napoli dal giorno in cui, nell'ottobre del 1943, gli eserciti alleati vi sono entrati come liberatori: una peste che corrompe non il corpo ma l'anima, spingendo le donne a vendersi e gli uomini a calpestare il rispetto di sé. Trasformata in un inferno di abiezione, la città offre visioni di un osceno, straziante orrore: la peste – è questa l'indicibile verità – è nella mano pietosa e fraterna dei liberatori, nella loro incapacità di scorgere le forze misteriose e oscure che a Napoli governano gli uomini e i fatti della vita, nella loro convinzione che un popolo vinto non possa che essere un popolo di colpevoli. Null'altro rimane allora se non la lotta per salvare la pelle: non l'anima, come un tempo, o l'onore, la libertà, la giustizia, ma la «schifosa pelle». Come ha scritto Milan Kundera, nella Pelle Malaparte «con le sue parole fa male a se stesso e agli altri; chi parla è un uomo che soffre. Non uno scrittore impegnato. Un poeta».

      La pelle
    • 1940