Il libro raccoglie tutti i racconti scritti da Yehoshua: dodici storie pervase da atmosfere surreali, in bilico tra sogno e realtà. Il narratore pennella i propri personaggi con distacco, ironia, divertimento; la sua prosa è intensa e coinvolgente e tuttavia leggera. Ancora un volta Yehoshua dimostra il grande talento narrativo che ha fatto di lui uno dei maggiori esponenti della letteratura contemporanea.
Avraham B. Jehošua Libri
- A. B. Jehošua
- א. ב. יהושע







Nell'estate del 999 il ricco mercante ebreo Ben-Atar salpa da Tangeri alla volta di Parigi, sperduta cittadina nel cuore di un'Europa selvaggia, in fermento per l'appossimarsi dell'Anno Mille. Scopo del viaggio è ritrovare il nipote Raphael Abulafia, suo socio in affari, che fino a un paio di anni prima aveva venduto con profitto la merce dello zio in Francia. La loro collaborazione è stata troncata in seguito alle critiche rivolte alla bigamia del mercante sefardita dalla moglie di Abulafia. Compagni di viaggio di Ben-Atar sono il socio ismaelita Abu-Lufti, le due moglie e un rabbino andaluso, che ha il compito di convincere la devota moglie di Abulafia della legittimità della situazione familiare di Ben-Atar. Prima a Parigi, poi a Worms, il mercante maghrebino subisce due processi che, sebbene diano esito opposto, rappresentano entrambi la sublimazione dello scontro fra due modi diversi di vivere l'ebraismo, tra due diversi codici di comportamento all'interno di una comune fede e tradizione. E Abulafia ben rispecchia il disagio di chi è colto fra queste due realtà, lacerato dallo scontro tra Nord e Sud, tra Oriente e Occidente. Il conflitto troverà parziale soluzione solo nel dolore e nella morte, permettendo il rinsaldarsi della collaborazione commerciale tra zio e nipote. Un riavvicinamento ottenuto a grave prezzo, e ancora offuscato dalla sfiducia e dal sospetto.
In un appartamento londinese, un uomo talmente privo di senso pratico da non saper aprire una latta di sardine osserva incredulo il suo rivale più accanito, impegnato nella preparazione di una frittata. Il primo è Vladimir Jabotinskij, leader della destra revisionista sionista, l'uomo ai fornelli invece è David Ben Gurion, ebreo socialista e futuro fondatore dello Stato d'Israele. È il 1934: mentre sull'Europa incombe lo spettro del nazismo, i due leader, solitamente divisi da un contrasto insanabile, si incontrano per cercare un terreno comune con cui affrontare il destino che li attende e costruire il futuro di Israele. Del resto è la Bibbia a insegnarlo: «Camminano forse due uomini insieme, se prima non si sono accordati?». Mettendo in scena il dramma di due uomini carismatici e tormentati, Abraham Yehoshua ci fa entrare in quelle stanze, solitamente inaccessibili, in cui la Storia si svela.
Un divorzio tardivo
- 358pagine
- 13 ore di lettura
Nel corso di nove giorni si consuma l'estremo soggiorno in patria di Yehudà Kaminka, fuggito da Israele per rifarsi una vita in America e ritornato per sciogliere ogni legame con Na'omi, sua moglie. Sotto lo sguardo severo dei figli, che in un doloroso rovesciamento di ruoli assumono con lui le pose del genitore, Yehudà gioca la sua partita contro se stesso, cercando un qualsiasi ostacolo che gli impedisca il passo doloroso e necessario del divorzio, ma i figli e la moglie lo tengono a distanza e ne osservano con sadico piacere i tentennamenti. Nove giorni culminanti nella Pasqua (in ebraico "passaggio") che diventa lo spartiacque tra ciò che è stato, e non potrà mai più tornare, e ciò che sarà.
L'amante
- 436pagine
- 16 ore di lettura
È una coinvolgente, equilibratissima sinfonia di voci narranti diverse a dar corpo a quello che tutti considerano il capolavoro di Yehoshua, pubblicato nel 1977: Adam, un israeliano proprietario di una grande officina meccanica; la moglie Asya, un'intellettuale stanca e delusa; la figlia Dafi, quindicenne inquieta e ribelle; e poi Na'im, un ragazzino palestinese dipendente di Adam, e la vecchissima, vaneggiante Vaduccia; e infine Gabriel, un giovane francese che diviene l'amante di Asya, e che poi misteriosamente scompare, dando innesco alla storia. Ognuno di loro riversa sulla pagina sensazioni, pensieri, sogni, preoccupazioni, dubbi, nel contesto della città di Haifa durante i giorni difficili della guerra del Kippur; e tutti insieme delineano una grandioso affresco, che è storico come psichico, sentimentale come politico. Sono voci che si alternano e si rincorrono, talora integrandosi, ma più spesso scontrandosi, come a sancire e ribadire l'insanabile estraneità di mondi e culture tanto geograficamente vicini quanto strutturalmente lontani. Il dramma della convivenza e del conflitto fra israeliani e palestinesi, i fantasmi bui che allignano nell'immaginario degli uni e degli altri, le paure e le speranze, l'odio irriducibile e l'affetto inatteso, vanno a comporre tassello per tassello la figura di una condizione umana gravemente compromessa e minacciata nei suoi più profondi statuti di esistenza: una condizione che tuttavia, per i miracoli della letteratura, riesce a farsi fonte inesauribile di poesia.



