Cento canti di altissima poesia: la Divina Commedia è considerata il primo testo della letteratura italiana. L'opera immortale del nostro sommo poeta è qui presentata in un'edizione che riproduce il testo critico secondo l'ultima vulgata stabilita da Giorgio Petrocchi. Il primo a definire "Divina" la Commedia di Dante fu Boccaccio; il titolo Divina Commedia risulta per la prima volta in una edizione del 1555. Il senso del viaggio dantesco nell'oltretomba può essere rintracciato nella discussa Epistola a Cangrande della Scala - al quale l'autore dedica il Paradiso: Dante spiega di aver voluto mostrare agli uomini che l'unico modo per elevarsi dalla loro condizione di peccatori e per conquistare verità e salvezza è affidarsi al retto uso della ragione. Un viaggio allegorico attraverso cui il poeta, e con lui l'umanità tutta, riesce ad abbandonare "la selva oscura" della propria miseria per rendersi degno di attingere al divino. -- 4ème de couverture
Italo Borzi Ordine dei libri






- 2017
- 2009
Questa sera si recita a soggetto. Ediz. integrale
- 143pagine
- 6 ore di lettura
Considerato, insieme a Sei personaggi in cerca d’autore, il testo di fondazione del teatro postmoderno, Questa sera si recita a soggetto fa parte della “trilogia del teatro nel teatro” di Luigi Pirandello, quella in cui la tradizionale separazione tra autore e spettatore è messa in discussione raccontando cosa succede sul palco e dietro le quinte. Quella che va in scena è una novella dello stesso Pirandello che deve essere rappresentata “a soggetto”, cioè senza un copione prestabilito. Il regista Hinkfuss traduce l’opera in quadri e scene di smaccato gusto spettacolare, ma gli attori rifiutano di assoggettarsi alle sue decisioni e reclamano il primato della spontaneità sul freddo gioco scenico. Si sviluppa così una fitta polemica sulla regia del Novecento, perché lo spettacolo può andare avanti soltanto se gli attori possono recitare liberamente, facendosi interpreti appassionati di una trama che, oltre che con l’arte drammatica, ha a che fare con la natura umana.
- 2007
Maschere nude - Edizioni integrali
- 1270pagine
- 45 ore di lettura
Contiene: Ma non e una cosa seria Bellavita La patente L'altro figlio Liola O di uno o di nessuno Non si sa come Trovarsi Quando si è qualcuno All'uscita La nuova colonia Lazzaro La favola del figlio cambiato I giganti della montagna
- 1995
Biblioteca Economica Newton - 65: Uno, nessuno e centomila - Edizione Integrale
- 156pagine
- 6 ore di lettura
Da uno specchio, superficie ambigua e inquietante, emerge un giorno per Gengè un volto di sé finora ignorato: un naso inopinatamente in pendenza verso destra. Inizia qui, con una certa parentela con il protagonista del celebre romanzo di Sterne, quel Tristram Shandy dallo "sfortunato naso schiacciato", l'avventura di Vitangelo (Gengè) Moscarda, sdoppiato in un altro se stesso, conosciuto solo dallo sguardo altrui. Un passo più in là, e le cose si complicano: Moscarda non è più alle prese con un solo estraneo, bensì con centomila estranei che convivono in lui, secondo la realtà che gli altri gli danno, "ciascuno a suo modo". Nello sfuggire alle proprie centomila realtà, Gengè si troverà a rinnegare qualunque "forma": la via d'uscita sarà allora l'alienazione totale, non solo da qualsiasi cosa sua, ma perfino da se stesso. Non resterà, dunque, che accertarsi come "nessuno", smarrendo ogni identità e disperdendosi nel mare dell'essere. Con "Uno, nessuno e centomila", romanzo rimasto per lunghi anni in elaborazione tra le carte di Pirandello, giunge al suo limite estremo la scomposizione del personaggio pirandelliano, già comicamente 'nato fuori di chiave', violino e contrabbasso al tempo stesso, perciò incline a sezionare e disgregare tutto, perfino se stesso, in opposte, contraddittorie riflessioni.
- 1994
Tutti i romanzi
- 895pagine
- 32 ore di lettura
Fin dal primo romanzo "L'esclusa" (1901), i personaggi della narrativa pirandelliana tracciano il grafico della solitudine e dell'alienazione dell'individuo di fronte a una realtà contraddittoria, inafferrabile, inconoscibile, priva di punti di riferimento. Ciascuno a suo modo esemplifica o denuncia la sconcertante inquietudine, lo scacco, la sconfitta che nascono dall'impossibilità di sapere, di prevedere, di dominare. E l'autore delinea questa accidentata geografia di naufragi esistenziali con quella "pietà spietata" che rappresenta l'ingrata ricchezza della sua visione umoristica, in cui convivono dolore e riso, partecipazione e distacco.
- 1993