Vent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, un generale e un colonnello cappellano dell’esercito italiano ricevono un mandato gravoso e delicato: ritrovare i resti di molti nostri soldati caduti in Albania. La missione si infrange ben presto contro gli scogli di un clima ostile, di una terra impervia, cui si aggiunge la freddezza di un popolo fiero per il quale la guerra sembra essere una condizione di vita. Quando il generale sarà pronto a riportare in patria l’i>armata morta, si renderà conto di aver esumato, oltre ai poveri resti (ma molti mancano al silenzioso appello), anche diffidenze e rancori antichi, atavici in un popolo diverso per usi, costumi, senso della vita, della morte e dell’onore, che «ha sempre avuto il gusto di uccidere e di farsi uccidere». Rievocando gli orrori della guerra nel paese delle aquile, Ismail Kadaré costruisce un romanzo di grande intensità, in bilico tra commedia a sfondo macabro e teatro dell’assurdo, narrazione rarefatta e tragedia epica, in cui emergono in tutta la loro crudezza la forza primordiale della violenza che grava sul destino degli uomini e la follia della guerra che unisce vincitori e vinti nella medesima desolazione.
Ismail Kadare Ordine dei libri
28 gennaio 1936 – 1 luglio 2024
Ismail Kadare è un romanziere e poeta albanese emerso come figura letteraria di spicco negli anni '60. Le sue opere, profondamente radicate nella storia e nelle leggende balcaniche, sono caratterizzate da una sottile ironia che ha permesso loro di resistere al vaglio politico. La scrittura di Kadare possiede una voce distintiva che esplora il conflitto tra dittatura e letteratura autentica, affermando che lo scrittore è il nemico naturale dell'oppressione. I suoi romanzi acclamati a livello internazionale, che approfondiscono complesse esperienze umane sullo sfondo di sconvolgimenti storici, hanno consolidato il suo status di eminente autore europeo contemporaneo.







- 2009