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Jenny Erpenbeck

    12 marzo 1967

    Jenny Erpenbeck approfondisce le profondità psicologiche dei suoi personaggi, esplorando le complessità delle relazioni umane. La sua prosa è caratterizzata da un linguaggio preciso e da una penetrante visione della psiche umana. Si concentra principalmente sui temi della memoria, dell'identità e dell'impatto della storia sugli individui. Erpenbeck agisce come narratrice, attirando i lettori nei viaggi introspettivi dei suoi personaggi.

    Jenny Erpenbeck
    The End of Days
    Not a Novel: A Memoir in Pieces
    Not a Novel
    Storia della bambina che volle fermare il tempo
    Di passaggio
    Voci del verbo andare
    • Richard è un filologo classico in pensione, quasi per caso entra in contatto con un gruppo di africani alloggiati in un campo profughi di Berlino. È un uomo solo, vedovo e senza figli, e ha molto tempo a disposizione; in quel luogo si scoprirà capace di ascoltare le vite degli altri, le peripezie e le vicissitudini di chi viene dal Ghana, dal Ciad, dalla Nigeria, storie di lutto, fame, guerra, coraggio e difficoltà. Nel dialogo con gli esuli Richard scorge un'umanità a tratti capace di essere innocente e integra. La sua cultura classica funge da elemento rivelatore, lo aiuta a immergersi in un mondo e in una diversa visione del mondo, a confrontare valori a volte contrapposti. L'antichità e la modernità, l'universalismo e l'interesse individuale, il difficile bilanciamento tra gli ideali e la sopravvivenza. Gli uomini a cui pone le sue domande sono riusciti ad arrivare a Berlino nell'autunno del 2013, dopo essere sbarcati a Lampedusa. Sono quattrocento stranieri in terra straniera, e tutto per loro è diverso, difficile, alieno. Prima si accampano in una piazza del quartiere Kreuzberg per chiedere aiuto e lavoro, ma la polizia li sgombera e li ricovera nella zona orientale della capitale. Vitto e alloggio, una prima conquista, e poi un corso per apprendere la nuova lingua. Ma per loro, come per quasi tutti quelli che sono scappati dai paesi di origine per approdare in Europa in cerca di un rifugio e di una casa, la normalità è una conquista difficile

      Voci del verbo andare
    • Una tenuta nelle campagne del Brandeburgo viene suddivisa tra le quattro figlie di un vecchio possidente terriero. La parte più modesta, un bosco su cui sorge una piccola casa con un grande giardino e l’accesso diretto al lago, è affidata all’ultimogenita, Klara, che proprio nelle acque di quel lago decide di togliersi la vita. Tra cessioni ed espropri, l’abitazione passa di mano in mano, testimone silenziosa di violenze e passioni, urla e sospiri dei suoi inquilini, tutti inesorabilmente alla ricerca dello Heim, di un luogo in cui sentirsi “a casa”. Undici le vite, undici i destini che si danno il cambio, incastrandosi come tessere di un raffinatissimo mosaico naturale, su cui però la storia lascia le sue indelebili impronte, dalla tragedia della guerra all’orrore dei campi di concentramento, dalla sofferenza dei vinti all’arroganza dei “liberatori”. A scandire il ritmo di questo racconto fuori dal tempo – ma dal tempo profondamente segnato – è la presenza costante della dodicesima tessera, il giardiniere, l’unico a credere soltanto nella natura e nell’alternarsi delle stagioni, il solo a prendersi cura della casa, con immutata devozione, fino alla fine.

      Di passaggio
    • La polizia l’ha trovata di notte, in una strada piena di negozi, con un secchio in mano. Lei dice di avere quattordici anni, ma non ricorda come si chiama, dove vive o chi siano i suoi genitori. Nell’istituto a cui viene affidata, i compagni dapprima la ignorano, poi ne fanno oggetto di spietate attenzioni, spinti dalla sua muta acquiescenza ed estrema remissività, ma soprattutto dal suo eccezionale aspetto fisico. La bambina, infatti, è enorme. E sembra siano proprio queste forme sproporzionate rispetto all’età a custodire la memoria del suo enigmatico passato. Con questa magistrale variazione sul tema classico della sospensione del tempo, Jenny Erpenbeck ci consegna una fiaba dalle atmosfere screziate di perturbante che solo gradualmente rivela la sua natura allegorica, tenendo in ostaggio il lettore fino allo straordinario epilogo.

      Storia della bambina che volle fermare il tempo
    • A collection of intimate and explosive essays on literature, life, history, politics and place from the award-winning author of Go, Went Gone and The End of Days

      Not a Novel
    • A story of the twentieth century told through the various lives of one woman: an intoxicating masterpiece of a novel that kneads time and History like dough.

      The End of Days
    • From an internationally acclaimed, multi award-winning author: this is a story of love and betrayal set in Berlin during the years before and after the fall of the Wall.

      Kairos