In questo saggio del 1952 lo studioso Auerbach – e il letterato, e lo scrittore – sente l’esigenza di cimentarsi con la nozione goethiana di “Weltliteratur”: parola magica e figura mitica a un tempo. Qui la "letteratura mondiale", di cui l'Auerbach si costituisce filologo, facendo tesoro della precedente esperienza di romanista, si correla alla (e dipende dalla) “storia mondiale”, in quegli anni determinata e sconvolta dalle guerre che scandirono la prima metà del secolo, assumendo cosí valore portante di ricerca, di sforzo ermeneutico, perché, – come afferma l'autore con una frase lapidaria, semplice e ardita – “le cose stesse devono farsi linguaggio”.
Erich Auerbach Ordine dei libri
9 novembre 1892 – 13 ottobre 1957
Erich Auerbach fu un filologo il cui lavoro esplorò principalmente la critica e la storia letteraria. Il suo libro più celebre esamina la rappresentazione della realtà nella letteratura occidentale dall'antichità fino al XIX secolo. Auerbach analizza meticolosamente come gli stili e le tecniche letterarie si siano evoluti in risposta ai mutamenti sociali e storici. Il suo approccio enfatizza l'analisi testuale dettagliata per svelare contesti storici e culturali più profondi.





