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Fjodor Michajlovič Dostojevskij

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11 novembre 1821 – 28 gennaio 1881
Fjodor Michajlovič Dostojevskij
La padrona
Le notti bianche
Memorie dalla casa dei morti
Umiliati e offesi
L'idiota
I Classici. Il Giocatore. Canti
  • Quando, nel 1859, Dostoevskij ottenne il permesso di rientrare dalla deportazione nella Russia europea, aveva bisogno di qualcosa di clamoroso per riaffermare la propria posizione nel panorama letterario dell’epoca. Fu così che nella primavera del 1860 si dedicò alla stesura di un roman-feuilleton pieno di situazioni estreme, spregiudicate, delle quali si parlava con relativa disinvoltura, incentrate sul tema della fanciulla offesa e vittima di individui senza scrupoli. Sedotte e abbandonate: questo è il destino delle donne in Umiliati e offesi. Ma anche maledette dai propri padri.

    Umiliati e offesi
  • Condannato a quattro anni di deportazione seguiti da sei di confino, nella colonia penale Dostoevskij si ritrovò a toccare con mano il male, non soltanto nella sua forma metafisica, ma nella sua espressione concretamente brutale; e soprattutto si ritrovò a toccare con mano la presenza di un abisso incolmabile tra sè, intellettuale nobile, e i detenuti comuni, il popolo. Pur privato dei suoi diritti di nobile, pur sottoposto alle stesse regole e privazioni, l'autore non fu mai riconosciuto compagno dei suoi compagni - si trovò sempre di fronte alla stessa solitudine che avrebbe accompagnato il Raskol'nikov di "Delitto e castigo" nella prima fase della sua permanenza nella colonia penale. E, tuttavia, Dostoevskij divenne anche conscio di una nuova forma di consapevolezza. "Di sicuro per me non è stato tempo perduto", scriverà al termine della condanna. "Se anche non ho conosciuto la Russia, certo il popolo russo l'ho conosciuto bene, come pochi credo lo conoscano." Molti dei protagonisti delle sue opere future hanno un loro prototipo negli individui incontrati durante la permanenza nella colonia penale. "Memorie da una casa di morti" si focalizza sull'analisi psicologica del forzato: pur essendo ancora lontano dalla ricerca "dell'uomo nell'uomo" che si svilupperà a partire dalle "Memorie del sottosuolo", Dostoevskij già si sta muovendo in quella direzione: è la psicologia del forzato quello che lo interessa.

    Memorie dalla casa dei morti
  • Le notti bianche

    • 136pagine
    • 5 ore di lettura

    Sullo sfondo della Pietroburgo delle notti bianche, deserta e irreale, un impiegato, un "sognatore", incontra casualmente su uno dei ponti della città Nastjenka. La giovane gli apre il suo cuore in un dialogo che dura quattro notti e che li porterà a cullarsi nel sogno di una vita insieme. Sino al fatidico mattino.

    Le notti bianche
  • ** Testo originale a fronte ** Il racconto più originale e inquietante del giovane Dostoevskij Scritta nel 1847 la novella si incentra sulla figura del giovane sognatore Ordynov, assillato dall’improbabile progetto di concepire un sistema nel quale fondere arte e scienza, poesia e filosofia, che vagabonda per la città irretito dalla dolce e misteriosa Katerina incontrata in una chiesa durante una funzione. La narrazione si sviluppa intorno al vano tentativo di Ordynov di salvare Katerina dal suo persecutore, tra colpi di scena e improvvisi mascheramenti, ma il legame che lega i due (terrore, ricatto, dipendenza fisica e psicologica, un assassinio antecedente) è indistruttibile e Ordynov decide di uscire di scena. La novella mostra tutta la maestria dostoevskiana nel descrivere i moti più profondi della psiche preda della follia e del dubbio, preannunciando molti toni e situazioni dei grandi romanzi successivi.

    La padrona