Prigioniero politico a Buchenwald, Johannes assiste all’annientamento di ogni forma di umanità, alle torture fisiche e mentali, alla degradazione di cui sono vittime principali gli ebrei, e si rende conto di quale terribile strada abbiano intrapreso il suo Paese e la sua gente. Il crollo psicofisico causatogli dai lavori forzati, congiunto agli sforzi di familiari e amici, ne consentiranno il rilascio: Johannes dovrà tuttavia promettere il silenzio su quello che ha visto. Wiechert, scrittore già noto, fu internato a Buchenwald nel 1938 dopo essersi pronunciato a favore di un pastore luterano contro il regime, e fu rilasciato dopo alcuni mesi a condizione di non fare più opposizione. Il carattere fortemente autobiografico del romanzo è filtrato dalla narrazione in terza persona, che delinea con grande efficacia l’angoscia e la disperazione vissute, solo a tratti alleviate dall’aiuto inatteso e dall’amichevole compassione dei compagni di sventura, in pagine comunque libere da odio e risentimento.
Ernst Wichert Ordine dei libri
18 maggio 1887 – 24 agosto 1950
Ernst Wiechert, insegnante, poeta e scrittore tedesco, patrocinò le virtù della semplicità, dell'umiltà e dell'amore ideale nella sua opera. Nonostante la sua opposizione al regime nazista, che portò al suo internamento, la sua eredità è complessa a causa della sua perdurante popolarità sotto quel regime. Ciononostante, i suoi scritti testimoniano costantemente la sua incrollabile difesa delle sue convinzioni, compreso un romanzo che sosteneva una vita buona come risposta al malessere dell'epoca. I suoi scritti critici, conservati dopo la guerra, servono come testimonianza delle sue esperienze e come memoriale per i defunti.






- 2015