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Gian Antonio Stella

    Licenziare i padreterni
    La Deriva. Perché l'Italia rischia il naufragio
    L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi
    Negri, froci, giudei & co.
    Carmine Pascià
    La casta
    • 2011

      Licenziare i padreterni

      l'Italia tradita dalla casta

      • 183pagine
      • 7 ore di lettura

      I politici politicanti italiani, quelli che Luigi Einaudi chiamava appunto «i Padreterni», sono sordi. Non riescono a capire. Non riescono a vedere, chiusi nel loro fortilizio, l’insofferenza montante dei cittadini. Quattro anni dopo La Casta, gli autori che prima e più di tutti ne hanno denunciato gli sprechi e gli abusi, smascherano punto per punto l’inadeguatezza di un potere che non riesce ad essere classe dirigente. La crisi infuria, l’euro vacilla, l’Italia è a rischio default. Urgono interven­ti, anche dolorosi, che la manovra correttiva del governo chiede a tutti i cittadini. Be’, non proprio a tutti: le misure che toccano le tasche dei politici vengono rinviate a un ipotetico futuro, e un golpe notturno elimina dalla manovra di Tremonti la norma che adegua le indennità dei parla­mentari italiani a quelle, molto più basse, dei colleghi europei. Siamo davvero governati da una casta talmente abituata ai privile­gi, da non rendersi conto che il proprio comportamento mette a rischio non solo il decoro, ma anche la tenuta delle istituzioni e della democrazia? Questo libro è un’invettiva che mette i politici e la politica (nazionale e locale) di fron­te alle proprie responsabilità.

      Licenziare i padreterni
    • 2009

      Negri, froci, giudei & co.

      L'eterna guerra contro l'altro

      • 336pagine
      • 12 ore di lettura

      Milano, 2009; ril., pp. 331. (Saggi Italiani). I cori negli stadi contro Mario Balotelli, i bellicosi picchetti contro gli "zingari" anche se sono veneti da generazioni e fanno di cognome Pierobon, i barriti di parlamentari leghisti ("Marocchini di merda! Marocchini di merda!") contro gli immigrati, lo sfondamento alle elezioni europee di un po' tutti i partiti xenofobi, le spedizioni punitive contro gli stranieri, gli insulti ai "finocchi", il rifiuto in troppi alberghi di bambini down che "disturbano e contrastano col clima di vacanza"... Come a volte capita nella storia, proprio negli anni in cui gli Stati Uniti mandavano alla Casa Bianca il primo afroamericano, pare essere risorta qua e là la pianta maledetta del razzismo, della xenofobia, dell'egoismo egocentrico, del disprezzo verso l'altro che sembrava essere morta nella scia del senso di colpa collettivo per il colonialismo, le leggi segregazioniste americane, l'apartheid in Sudafrica e soprattutto l'Olocausto. Anzi, l'uso strumentale del rapporto con l'anti-semitismo ("l'olocausto è stato un'infamia, gli ebrei sono uguali e forse migliori di noi, Israele è un grande paese e proprio perché io sono filo-sionista posso dire anche che i negri puzzano e i rom rubano...") è diventato, secondo gli ebrei più avvertiti, un fastidioso paravento di tanti neo-razzisti.

      Negri, froci, giudei & co.
    • 2008
    • 2007

      Milano, Rizzoli, 2007, 8vo cartonato editoriale con sovraccopertina, pp. 289 (numerose sottolineature a matita nel testo) .

      La casta
    • 2005

      Tribù s.p.a

      foto di gruppo con cavaliere bis

      • 276pagine
      • 10 ore di lettura
      Tribù s.p.a
    • 2003

      L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi

      • 315pagine
      • 12 ore di lettura

      Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci linciavano perché rubavamo il lavoro o facevamo i crumiri, ci proibivano di mandare i figli alle scuole dei bianchi in Louisiana, ci consideravano "non visibilmente negri" nelle sentenze in Alabama. Quando gli "albanesi" eravamo noi, truffavamo mezza Europa raccogliendo soldi per riscattare inesistenti ostaggi dei saraceni, vendevamo i nostri bambini agli sfruttatori assassini delle vetrerie francesi e agli orchi girovaghi, gestivamo la tratta delle bianche riempiendo di donne nostre anche dodicenni i bordelli di tutto il mondo. Quando gli "albanesi" eravamo noi, espatriavamo clandestini a centinaia di migliaia oltre le Alpi e gli oceani, seminavamo il terrore anarchico ammazzando capi di stato e poveri passanti, dormivamo a turno in quattro nello stesso fetido letto ed eravamo così sporchi che a Basilea ci era interdetta la sala d'aspetto di terza classe. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci accusavano di essere tutti criminali, ci rinfacciavano di avere esportato la mafia e ci ricordavano che quasi la metà dei detenuti stranieri di New York era italiana. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci pesavano addosso secoli di fame, ignoranza, stereotipi infamanti. Quando gli "albanesi" eravamo noi, era solo ieri. Tanto che in Svizzera pochi anni fa tenevamo ancora trentamila figli nascosti che frequentavano scuole illegali perché ai papà non era consentito portarsi dietro la famiglia.

      L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi