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Elias Canetti

    25 luglio 1905 – 14 agosto 1994
    Elias Canetti
    Il frutto del fuoco
    La lingua salvata
    Massa e potere
    Il gioco degli occhi
    Auto da fé
    Un regno di matite
    • 2015

      Massa e potere

      • 615pagine
      • 22 ore di lettura

      Nelle sue memorie Canetti scriverà, a proposito della massa: «È un enigma che mi ha perseguitato per tutta la parte migliore della mia vita e, seppure sono arrivato a qualcosa, l'enigma nondimeno è restato tale». Il «qualcosa» a cui qui si allude è Massa e potere: la sua lunghissima genesi – apparve dopo trentotto anni di elaborazione – fa capire quale immensa energia, concentrazione, furia si sia depositata nelle pagine di questo libro. Un libro che è un vasto mito costellato di tanti altri miti – spesso dissepolti con passione da libri dimenticati nell'oscurità delle biblioteche –, dove Canetti, con l'asciuttezza vibrante di un annalista cinese, riesce a saldare in un tutto l'immane storia che vive in ciascuno di noi, iscritta nei nostri gesti elementari.

      Massa e potere
    • 2005

      «Libro salvato» dopo un lungo lavoro filologico, questo volume conclude l’autobiografia di Canetti con gli anni dell’emigrazione in Inghilterra. Un paese che suscita in lui reazioni contrastanti: ammirazione per i suoi istituti democratici e per il coraggio mostrato contro Hitler, ma anche insofferenza per la britannica arte di escludere, per l’altezzosa condiscendenza esibita verso gli apolidi della cultura. «Ma Lei ha conosciuto Kafka?» gli chiede l’insolitamente benevolo ospite di un party. Accade così che Canetti, negli anni roventi in cui si elaborava Massa e potere, vivesse in una paradossale situazione di solitudine intellettuale, pur abitando in una città di alta tradizione come Londra. In compenso il mondo inglese gli permette di esercitare il proprio talento di ritrattista, in particolare con una ricca galleria di eccentrici: come il guardiano del faro che, fattosi maggiordomo in casa di un acido lord, sottrae alla moglie di questi le migliori toilette per esibirsi davanti allo specchio; o come i Milburn, padroni di casa afflitti da mania religiosa, ai quali durante le incursioni aeree tedesche Veza Canetti allunga il cibo sotto il tavolo della cucina, là dove la coppia terrorizzata va cercando scampo dalle bombe di Göring.

      Party sotto le bombe
    • 2003

      Canetti appartiene a quegli scrittori che nella vecchiaia hanno raggiunto un grado altissimo di libertà e sovranità dello spirito – qui applicata a ritessere ancora una volta il suo pensiero su temi che lo hanno da sempre accompagnato: la massa, la morte, il mito. Ma la forma degli «appunti», mirabilmente agile, consente a Canetti anche di puntare in tutt’altre direzioni: ammirazioni relativamente recenti e intensissime, come quella per Robert Walser; avversioni antiche che di continuo si riaccendono, come quella per Nietzsche; ricordi acuminati di persone che nella vita di Canetti molto hanno contato, come l’antropologo Franz Steiner o il viennese Abraham Sonne; reazioni a onnivore letture, sempre in corso; infine riferimenti agli orrori del momento, in questo caso Sarajevo e i suoi massacri. E sempre usciamo da queste densissime stenografie corroborati e rinnovati.Avviati nel 1942, gli appunti di Canetti giungono a compimento con questa sezione, apparsa per la prima volta in Germania nel 1996; di prossima pubblicazione presso Adelphi è il volume relativo agli anni 1973-1984.

      Un regno di matite
    • 2000

      Elias Canetti soggiornò per un certo periodo del 1954 a Marrakech. Il grande lavoro su Massa e potere era giunto a un momento di stasi e lo scrittore sentiva il bisogno di nuove voci, di voci incomprensibili, come quelle che lo avvolsero nella splendida città chiusa dalle sue mura. Vagando per i suk, per le strette vie, per i mercati e le piazze, fra cammelli, mendicanti, donne velate, cantastorie, farabutti, ciechi, commercianti, Canetti, con la sua stupefacente prensilità, capta forme e suoni: «Gli altri, la gente che ha sempre vissuto là e che non capivo, erano per me come me stesso». E il suo libro ha la perfezione e la compattezza dell’istantaneo.

      Le voci di Marrakech