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Sebastiano Vassalli

    24 ottobre 1941 – 27 luglio 2015

    Nato a Genova nel 1941, Sebastiano Vassalli divenne un importante romanziere italiano dopo la sua prima infanzia a Novara. Il suo primo lavoro, influenzato dai suoi studi universitari e dal movimento della neo-avanguardia, sperimentò con la forma e il linguaggio. Dopo una rottura critica con questi gruppi sperimentali, Vassalli adottò un approccio narrativo che esplorava l'identità e la storia italiana, spesso attraverso protagonisti che sfidavano le convenzioni. Le sue opere, come l'acclamato "La chimera", approfondirono temi come la memoria, la tradizione e la ricerca della verità, guadagnandosi il riconoscimento internazionale.

    Sebastiano Vassalli
    L'italiano
    Amore lontano
    L'oro del mondo
    Cuore di pietra
    La morte di Marx e altri racconti
    La chimera
    • 2015

      Il Sudtirolo, una terra di frontiera e un paradiso turistico in cui due popolazioni sono destinate a convivere. Ma cos'altro sanno gli italiani di questa regione e della sua storia? Quasi niente e, peggio, l'hanno sempre capita poco. Sebastiano Vassalli ripercorre in maniera lucida e tagliente gli snodi principali di un secolo ricco di contrasti, di "fandonie storiche", di follie politiche: dal 1919, quando il trattato di St. Germain avanzò sul crinale alpino il confine con l'Austria, stabilendo che i sudtirolesi diventavano loro malgrado italiani... fino ai giorni nostri. In mezzo ci sono il fascismo, il nazismo, le bombe, i referendum e una stagione di tenebre in cui hanno perso la vita troppi uomini. Il protagonista di questa lunga storia è ormai vecchissimo, nato nel 1928, eppure continua ancora a muoversi indisturbato nel paesaggio scintillante di valli e città, a fare sentire la propria voce e a seminare zizzania. Attraverso una proposta concreta, questo libro invita a chiudere i conti con la storia e a separare una volta per tutte il passato dal presente, per guardare avanti.

      Il confine. I cento anni del Sudtirolo in Italia
    • 2014

      Terre selvagge

      • 304pagine
      • 11 ore di lettura

      Ai piedi del monte Ros, impassibile nella sua armatura di ghiacci, dimora degli dei, centro del mondo conosciuto, si estende una pianura fitta di boschi e pericoli. In questa terra a sud delle Alpi, disabitata e talmente inospitale che nel 101 a.C. non ha ancora un nome, sono schierati uno di fronte all’altro, su una superficie lunga chilometri, i due eserciti più grandi del continente. Duecentomila uomini pronti a combattere corpo a corpo, a massacrarsi fino allo stremo: a fare la guerra nel modo in cui la guerra veniva fatta oltre due millenni fa. Da una parte un popolo di invasori, anzi di “diavoli”, che ha percorso l’Europa in lungo e in largo, portando distruzione ovunque, ed è dilagato nella valle del Po saccheggiando città e villaggi, mettendo in fuga gli abitanti. È il popolo dei Cimbri, invincibile da vent’anni e deciso, forse, ad attaccare persino Roma. Dall’altra parte c’è il console Caio Mario, l’uomo nuovo della politica, con il suo esercito di plebei ed ex schiavi, l’ultimo in difesa dell’Urbe. Quella che stanno per affrontare non è una battaglia, è lo scontro tra due civiltà al bivio cruciale della sopravvivenza, è un evento destinato a cambiare la Storia. Terre selvagge è un viaggio nel tempo, in un’Italia ancora misteriosa, così vicina e così lontana da quella che conosciamo. È il racconto di una pagina drammatica della vicenda umana, finora avvolta da incertezze, falsità e malintesi. È, soprattutto, un maestoso mosaico di ambizioni e di paure, nel quale è custodita la chiave per capire molte cose anche del presente.

      Terre selvagge
    • 2012

      Maestri e no

      Dodici incontri tra vita e letteratura

      Maestri e no
    • 2008
    • 2007

      chi è l&'italiano? Sembra chiederselo persino Dio, nella cornice di questo libro: undici storie paradigmatiche del carattere degli italiani, colto nella debolezza, nella meschinità, nell&'infantilismo, nella vigliaccheria. L&'ultimo doge di Venezia, Ludovico Manin, svillaneggiato come traditore della patria, lascia tutti i suoi averi ai matti perché sono forse le persone meno stolte che ci siano. Saverio Polito è &"Il trasformista&": ex funzionario dell&'Ovra, generale di Badoglio, cerca di approfittare della moglie del duce. Viene denunciato da donna Rachele e arrestato; dopo la liberazione, forte del fatto di essere stato incarcerato da Mussolini, fa carriera e diventa questore di Roma. Togliatti durante una conferenza alla Normale di Pisa è attaccato da un giovane studente, perde la pazienza e sbotta: &"Provaci tu, a fare la rivoluzione&". &"Ci proverò stia tranquillo&", risponde il giovane Adriano Sofri.

      L'italiano
    • 2007

      Perché il cadavere di un commesso viaggiatore viene trovato nel più grande cimitero di automobili della città? Per quale ragione un intellettuale omosessuale viene ucciso con un busto di Bizet? Come finisce la storia sentimentale fra uno scrittore, che si chiama Sebastiano, e una prostituta africana? Come si eccita sessualmente un collezionista di mantidi religiose? Tutte queste storie e molte altre danno vita a un libro che racconta le mutazioni antropologiche dell'uomo contemporaneo e la dissoluzione senza speranze dei miti che ci hanno accompagnato dalla Rivoluzione Francese fino all'altroieri.

      La morte di Marx e altri racconti
    • 2005

      "La poesia è vita che rimane impigliata in una trama di parole. Vita che vive al di fuori di un corpo e quindi anche al di fuori del tempo. Vita che si paga con la vita: le storie dei poeti che ho raccontato in questo libro stanno a dimostrarlo." Così scrive Vassalli in questo libro, nel quale racconta sette vite di poeti per carpire il mistero della poesia: Omero, Qohélet, Virgilio, Jaufré Rudel, François Villon, Giacomo Leopardi, Arthur Rimbaud.

      Amore lontano
    • 2002
    • 1999

      Un infinito numero

      • 257pagine
      • 9 ore di lettura

      Timodemo, ex schiavo di origine greca, racconta di quando accompagnò il suo padrone e Mecenate in terra etrusca per scoprire le origini di Roma, che Virgilio, per volere di Augusto, avrebbe dovuto immortalare in un grande poema. Giunti nella città sacra di Sacni, i due cives romani e il liberto riescono a essere ammessi nei sotterranei del tempio di Mantus. Attraverso un rito esoterico, in una sola notte rivivono circa mille anni di storia: lo sbarco nel Lazio degli scampati da Troia, gli eccidi, gli stupri e i tradimenti del sanguinario Enea e dei suoi uomini, la mescolanza etnica che diede vita alla civiltà etrusca, la nascita delle dodici città confederate e della tredicesima, Roma, mai riconosciuta dalle altre in quanto fondata da ladri, banditi e da tutti i peggiori scarti sociali. Le voci degli uomini del passato, famosi o anonimi, si accavallano in un flusso vorticoso, si presentano e si perdono. Le violenze disumane che raccontano, eseguite o subite da una generazione, vengono dimenticate da quelle successive. Le strategie politiche, gli odi personali, le perplessità morali dei singoli, come centrifugati dal tempo, entrano a far parte di un corpo unico; di un organismo vivente piú forte delle ferite che possono colpire singole cellule. Il mondo etrusco è ormai alla fine, spodestato dalle armi e dalla cultura della nuova potenza romana, ma le civiltà, come gli uomini, si accavallano le une alle altre morendo ogni volta senza morire mai.Tornati a Roma, Mecenate, Virgilio e Timodemo si disperderanno. Il primo andrà incontro al declino politico e verrà dimenticato da tutti. Il secondo scriverà l'Eneide ribaltando in senso edificante e moralistico tutte le storie che aveva rivissuto, ma poi, forse memore della tradizione etrusca di non lasciare tracce letterarie, di non costringere le storie (e la vita) in una forma, cercherà di distruggere la sua opera prima di morire. Timodemo, infine, riuscirà a ripetere in senso inverso il viaggio nel tempo, e arriverà alle soglie del Duemila con il suo carico di saggezza e di verità.

      Un infinito numero