L’Exposition universelle et internationale de Bruxelles del 1958 è il primo evento del genere dopo la Seconda guerra mondiale. La tensione politica tra la Nato e i paesi del blocco sovietico è al culmine. In piena Guerra fredda, dietro la facciata di una manifestazione che si propone di avvicinare i popoli della Terra, fervono operazioni d’intelligence in cui le grandi potenze si spiano a vicenda. Incaricato di sovrintendere alla gestione del club Britannia nel padiglione inglese è un giovane copywriter del Central Office of Information di Londra, Thomas Foley, che si trova così catapultato al centro di un intrigo internazionale di cui diventa un’inconsapevole pedina. In un fuoco di fila di esilaranti colpi di scena, il racconto corre su due binari paralleli egualmente coinvolgenti: i turbamenti amorosi del giovane Thomas e una spy story che ci inchioda alle pagine, pervasa dal proverbiale umorismo di Coe. Una vicenda appassionante in cui l’autore inglese torna ad attingere alla ricca vena ironica dei suoi inizi.
Morta prematuramente all'età di quarantaquattro anni, Elspeth Noblin lascia la sua dimora londinese in eredità alle nipoti gemelle, Julia e Valentina. Le ragazze, cresciute negli Stati Uniti e legate da un intenso anche se combattuto attaccamento reciproco, non hanno mai conosciuto la zia: sanno solo che anche lei e la loro madre erano sorelle gemelle. Libere da impegni di studio e di lavoro, decidono di trasferirsi nell'appartamento di Elspeth, che confina con il cimitero di Highgate, autentico monumento a cielo aperto della Londra vittoriana. Qui incontreranno gli altri abitanti del palazzo: Martin, brillante studioso affetto da una grave nevrosi che gli impedisce di uscire di casa; sua moglie Marjike, intrappolata dalla malattia del marito che la costringerà a prendere un'importante decisione; e Robert, lo sfuggente amante di Elspeth, impegnato nella stesura di un'imponente tesi di dottorato sula storia del cimitero. A mano a mano che le ragazze si lasceranno coinvolgere nelle inquietanti esistenze dei nuovi vicini di casa, scopriranno che Highgate brulica di strane "presenze", tra cui la stessa Elspeth, che non sembra intenzionata a lasciare la sua casa, né (forse) la vita terrena... Avvolta in un'atmosfera spettrale, tra suggestioni gotiche ed echi dell'opera di Henry James e Charles Dickens, Un'inquietante simmetria è una perfetta storia di fantasmi del XXI secolo e al contempo una riflessione sull'amore e l'identità, sugli affetti segreti e la sorellanza; e sulla tenace, straordinaria intensità della vita, anche dopo la morte.
Il parere della traduttrice Delfina Vezzoli: "Ho vergogna del mio collo," si lamenta Nora Ephron, costretta a indossare maglioni a collo alto e giacche alla mandarina per coprire il "tacchiname". Per capire quanti anni ha una sequoia bisogna tagliare il tronco e contare gli anelli. Be', se la sequoia avesse un collo non ce ne sarebbe bisogno. Odio la gente che sostiene - protesta Nora Ephron - che invecchiare è bello, che si diventa saggi e si capisce quali sono le cose importanti. Ci si ribella, ci si deve ribellare all'immagine contraffatta di sé che appare nello specchio. Anche perché dal collo all'anima il passo è breve. Invecchiare non è roba da rammolliti, diceva Bette Davis, e Nora Ephron lo dimostra con un senso dell'umorismo impagabile e con l'aggiunta: "tanto più se sei una donna". Una donna alle prese con i problemi della "manutenzione" (fitness-tinte-massaggi), di borse femminili in cui non si trova mai niente (e metterci una pila per illuminare la caverna non servirebbe perché non si troverebbe nemmeno quella), angustiate dall'ombrosa adolescenza dei figli, che poi se ne vanno lasciando un nido vuoto in cui gioie e problemi finiscono, ma la preoccupazione è per sempre, atterrite dalla scomparsa delle amiche più care, duro memento mori, in un universo che continua a considerarla solo una vaga eventualità. Parlare dell'età incerta compresa fra la maturità e la senilità, e farlo con tanta caustica sincerità e allo stesso tempo con la leggerezza dell'umorismo, non è impresa da poco. Nora Ephron la intraprende senza fare una grinza - le rughe sono più che sufficienti
La zia Rosamond non c' è più. È morta nella sua casa nello Shropshire, dove viveva sola, dopo l'abbandono di Rebecca e la morte di Ruth, la pittrice che è stata la sua ultima compagna. A trovare il cadavere è stato il suo medico. Aveva settantatré anni ed era malata di cuore, ma non aveva mai voluto farsi fare un by-pass. Quando è morta, stava ascoltando un disco di canti dell' Auvergne e aveva un microfono in mano. Sul tavolo c'era un album di fotografie. Evidentemente, la povera Rosamond stava guardando delle foto e registrando delle cassette. Non solo. Stava anche bevendo del buon whisky, ma... Accidenti, e quel flacone vuoto di Diazepam? Non sarà stato per caso un suicidio? La sorpresa viene dal testamento. Zia Rosamond ha diviso il suo patrimonio in tre parti: un terzo a Gill, la sua nipote preferita; un terzo a Stephen, il marito di Gill; e un terzo a Imogen. Gill e Stephen fanno un po' fatica a capire chi sia questa Imogen, perché prima sembra loro di non conoscerla, poi ricordano di averla vista solo una volta nel 1983, alla festa per il cinquantesimo compleanno di Rosamond. Più di vent'anni prima, dunque. Imogen era quella deliziosa bimba bionda di sette o otto anni venuta con gli altri a festeggiare la padrona di casa: una bimba dolcissima e silenziosa, che si muoveva quasi furtivamente. Sembrava che avesse qualcosa di strano. Sì, era cieca. Occorre dunque ritrovare Imogen per informarla della fortuna che le è toccata. Ma per quanti sforzi si facciano, Imogen non si trova. E allora non resta - come indicato dalla stessa Rosamond in un biglietto scritto prima di morire - che ascoltare le cassette. Le cassette incise dalla donna mentre sfogliava l'album di fotografie selezionando le venti istantanee in cui poteva compendiarsi la sua vita....
Giovane di belle speranze ma di poche sostanze, Bob Dollar di Denver, Colorado, non sa bene cosa fare della propria vita. Sa soltanto che i suoi genitori l'hanno abbandonato, e che se l'hanno fatto un motivo doveva esserci. Lavorare sodo può essere un modo per riscattare il suo peccato originale, se necessario come magazziniere in una fabbrica di lampadine o, perché no, come scout della Global Pork Rind, una corporation di allevamenti suini vogliosa di espandere l'attività. La zona nel mirino della GPR è una striscia tra Oklahoma e Texas, una terra aspra di pioneri e coloni, dove l'economia fondata su bestiame e colture è minacciata dal petrolio che intride il sottosuolo. Visto lo scarso gradimento dei locali per le porcilaie già presenti sulle grandi pianure, Dollar si spaccia per agente immobiliare in cerca di siti per residenze di lusso, menzogna a cui, da un certo punto in poi, è incline lui stesso a credere. Trasferitosi nella cittadina texana di Woolybucket, Bob avvicina molti dei suoi idiosincratici abitanti, vince la diffidenza di alcuni, rimane stregato dalle loro storie, dalle tradizioni della prateria, dal fascino della frontiera. Questi uomini e donne, duri come la terra che abitano, raccontano di mitici ranch con duemila cowboy, eroici capi carovana con tiri da venti muli, centinaia di chilometri percorsi a cavallo, stenti e malattie, improvvise ricchezze e rovesci di fortuna; resuscitano l'epopea del West. Vite tanto diverse dalla sua sfilano sotto gli occhi di Bob Dollar e il suo sguardo cambia, finalmente sa in che direzione volgersi. Ma dopo il Grande Abbandono dell'infanzia Bob è incapace di tradire persone e cose, persino una professione e un committente, immorale l'una e amorale l'altro. Fino all'incontro con il vecchio Ace Crouch, attaccato al suo ranch fatiscente come all'esistenza stessa. Ace, come l'asso delle carte da gioco...
Un romanzo che fa esplodere la storia, i miti e la vita quotidiana dell'America del dopoguerra e ne ricompone i resti. «Underworld è un romanzo a dir poco stupefacente, che copre cinque decenni di storia, sia negli avvenimenti pubblici, sia nel mondo piú sotterraneo delle emozioni private che legano gli individui nelle speranze e nelle sconfitte... Tutti i temi classici di DeLillo sono presenti: dalle cospirazioni (reali e immaginarie) alla minaccia del terrorismo e della violenza; e altrettanto presente è il suo talento di scrittore, il suo dono di un dialogo surreale, la sua prosa sinestetica, cioè la sua abilità di rendere la simultaneità delle esperienze... questa bravura è una specie di arte pirotecnica cerebrale capace di sprigionare le nostre emozioni» Fernanda Pivano, «Corriere della Sera» Un romanzo che fa esplodere la storia, i miti e la vita quotidiana dell'America del dopoguerra e ne ricompone i resti. In una vorticosa alternanza di epoche e figure, DeLillo costruisce un puzzle di microsequenze narrative dove protagonisti e comparse hanno lo stesso spazio, dove personaggi di finzione convivono con Lenny Bruce e con J. Edgar Hoover, il potente capo dell'FBI. Seguendo i passaggi di mano di una pallina da baseball, cimelio di una famosa partita fra Giants e Dodgers, si finisce da una costa all'altra, da una classe sociale all'altra, da un'etnia all'altra, in un destino collettivo dominato dalle immagini e dai rifiuti. Scorie nucleari, pattume generico, feticci sentimentali, erotici, artistici. Un affresco dell' America di ieri, di oggi e di domani come nei migliori film di Altman, ma con in piú la forza di una scrittura che ha fatto definire questo romanzo «il capolavoro della letteratura americana contemporanea». Il 3 ottobre 1951, al Polo Grounds di New York, si gioca una leggendaria partita di baseball tra i Giants e i Dodgers. Della palla con cui viene battuto l'altrettanto leggendario fuoricampo che assicura la vittoria e il campionato ai Giants si impadronisce un ragazzino nero di Harlem. La palla viene via via rubata, venduta, regalata: la ritroveremo anni dopo in possesso di Nick Shay, un waste manager, un dirigente dell'industria del riciclaggio di origine italiana che nel '51 era a sua volta un ragazzino, un passo piú in là, nel Bronx. Nel romanzo di DeLillo i passaggi di mano della mitica palla sono il filo narrativo per la costruzione di un gigantesco quadro dell'America dall'inizio della guerra fredda fino al crollo dell'Unione Sovietica. Scorie (non solo atomiche) e cimeli (non solo dello sport) sono i «resti» anche metaforici dello scontro tra le forze della storia e gli ideali della nazione americana. La stessa metafora si incarna nel personaggio di Nick, in possesso del cimelio del baseball e incaricato dell'«occultamento» dei residui inesplosi della guerra mai combattuta. Nel grande affresco di un cinquantennio compaiono, insieme ai personaggi inventati (oltre a Nick, Klara Sax, scultrice che trasforma il trash in opera d'arte, e decine di anonimi americani di ogni razza e cultura), i protagonisti della storia politica, sociale e mediatica del dopoguerra, da ]ohn Kennedy a Lenny Bruce, da J. Edgar Hoover a Frank Sinatra. La penna di DeLillo spazia dalla partita di campionato alla festa di Truman Capote al Plaza di New York, dalle imprese del Texas Highway Killer alla tournée dei Rolling Stones, affondando nella microstoria e alzandosi sopra la Storia, utilizzando un originale e avvincente montaggio narrativo e i piú diversificati linguaggi della nazione multirazziale.