Ulrich Beck Libri
Ulrich Beck è stato un sociologo tedesco noto soprattutto per aver coniato il termine 'società del rischio'. Il suo lavoro approfondisce la modernità, la globalizzazione e la natura in continua evoluzione della società. L'approccio di Beck spesso sottolineava le incertezze e le sfide intrinseche al progresso, esplorando come questi fattori plasmano il nostro mondo. Le sue intuizioni sociologiche continuano a influenzare le discussioni sui problemi sociali contemporanei.







Bilancio negativo della politica occupazionale in Europa. Declino del regime di piena occupazione, affermazione del lavoro precario e flessibile. Crisi del lavoro salariato e crescita del lavoro d`impegno civile
"D'ora in poi nulla di ciò che accade è più un evento soltanto locale. Tutti i pericoli essenziali sono diventati pericoli mondiali, la situazione di ogni nazione, di ogni etnia, di ogni religione, di ogni classe, di ogni singolo individuo è anche il risultato e l'origine della situazione dell'umanità. Il punto decisivo è che d'ora in poi il compito principale è la preoccupazione per il tutto. Non si tratta di un'opzione, ma della condizione. Nessuno lo ha mai previsto, voluto o scelto, ma è scaturito dalle decisioni, dalla somma delle loro conseguenze, ed è diventato conditio humana. Nessuno vi si può sottrarre." Nel 1986, anno di Chernobyl, Ulrich Beck pubblica "La società del rischio", considerato un classico della sociologia contemporanea. Oggi quella magistrale descrizione della nostra epoca risulta già superata dalla storia: viviamo ormai in una società mondiale del rischio. In queste pagine Ulrich Beck tratteggia la condizione esistenziale dell'umanità: un'epoca alle prese con la percezione di minacce autogenerate, prodotte dall'uomo e dalla sua civiltà del progresso, impossibili da localizzare, calcolare, arginare
Le certezze della prima modernità - quali piena occupazione, Stato nazionale e sociale, sfruttamento - si stanno esaurendo. Ciò che si sta delineando è una società mondiale fondata sul rischio. Stiamo entrando in una seconda modernità, do in una seconda modernità, contraddistinta dall'informatizzazione, dalla globalizzazione, dalle crisi ecologiche, ma soprattutto da un radicale mutamento del mondo del lavoro. Nell'arco di un decennio il mondo del lavoro subirà - di fatto sta già subendo - trasformazioni tanto radicali che intaccheranno le basi dello stato sociale e della democrazia. E' necessario individuare un nuovo modello sociale a cui affidare il compito di sostituire quello che ha dominato la seconda parte del Novecento.
Tutti lo sanno, ma dichiararlo esplicitamente significa infrangere un tabù: l'Europa è diventata tedesca. Nessuno ha voluto che ciò accadesse, ma di fronte al possibile crollo dell'euro la Germania in quanto potenza economica è "scivolata" progressivamente nella posizione di decisiva grande potenza politica dell'Europa. A costi altissimi: dappertutto nel continente si alza la resistenza contro una politica per superare la crisi che mette in moto una redistribuzione dal basso verso l'alto, dal sud al nord. I cittadini si ribellano contro la pretesa, avvertita come sommamente ingiusta, di imporre loro una medicina che potrebbe avere esiti mortali. Che fanno a questo punto i salvatori, se quelli che devono essere salvati non vogliono essere salvati? O comunque non vogliono essere salvati in un modo dichiarato anche dai propri governi come "senza alternative"?
Che cosa ce ne facciamo della libertà se il mondo ci fa paura? Scegliendo come filo conduttore questa contraddizione, Beck affronta il tema dell'individuo nella seconda modernità. L'ultimo decennio ha visto acutizzarsi il tema dell'incertezza, le persone avvertono il venir meno di importanti garanzie, devono preoccuparsi delle proprie chance nel mercato del lavoro, della formazione dei figli e della sicurezza della vecchiaia. E spesso i cittadini si mobilitano contro tutto ciò che ai loro occhi appare come una minaccia destabilizzante e, chiedendo protezione alle istituzioni, chiedono anche di fatto limitazioni alla libertà, tanto anelata nel corso del Novecento.
Il normale caos dell'amore è quello che nasce dalla contraddizione tra il peso schiacciante che ha nella nostra società il discorso sull'amore e la difficoltà da tutti constatata, normale appunto, di amare. Uomini e donne, dissolte le strutture integrative della famiglia e della parentela, sono costretti a darsi individualmente le regole della loro vita. Di fronte alla sopravvalutazione dell'amore nel discorso pubblico, fatto in gran parte di pubblicità e di spettacolo, nella realtà della coppia esso diventa sempre più una forma vuota che sta agli amanti riempire di senso.