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Max Frisch

    15 maggio 1911 – 4 aprile 1991

    Max Frisch si addentra in profonde questioni di identità e alienazione all'interno della società moderna. Le sue opere esaminano criticamente il nazionalismo svizzero e l'immagine illusoria della democrazia, evidenziando la paura umana della libertà e l'ossessione per il controllo. Frisch fonde magistralmente riflessioni personali con commenti politici, impiegando tecniche paradossali e uno stile frammentario per esplorare la crisi spirituale del mondo.

    Max Frisch
    L' uomo nell'Olocene
    Il silenzio
    Il mio nome sia Gantenbein
    Stiller
    Frammenti di un terzo diario
    Corrispondenza
    • 2019

      Il grande scrittore svizzero Max Frisch si racconta in una serie di interviste che coprono l’intero arco della sua vita creativa, dai primi anni Trenta alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso. Ragione e utopia, ideologia e critica, potere e morale, odio e violenza, sfera politica e sfera privata, l’io e gli altri, verità e menzogna, fatti e finzione, morte e Frisch si sofferma sui grandi problemi dell’esistenza e sull’odiata-amata Svizzera, alla quale è stato legato da un rapporto molto difficile e controverso. Nel dialogo su questi temi rivive non solo la persona di Max Frisch, ma anche un’intera epoca, con tutte le sue contraddizioni. E con domande che, malgrado i cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni, si sono conservate più che mai attuali.

      Alla fine dell'Illuminismo
    • 2018

      La Svizzera è un paese piccolo, ma la sua piccolezza non dev’essere una condanna a non pensare in grande. In questo inedito pamphlet Max Frisch prende di mira la mentalità della “piccola Svizzera”: a partire dall’architettura, o meglio, dalla mancanza di coraggio dell’architettura, il grande scrittore e architetto delinea l’approccio alla realtà di un paese portato al compromesso, alla miniatura e più in generale alla piccolezza come forma mentale.

      Attenzione: la Svizzera
    • 2018

      L'americano mister White viene fermato al confine svizzero: la polizia lo identifica come Anatol Stiller, noto scultore scomparso da anni. Incarcerato in attesa di chiarimenti, l'uomo appunta su una serie di quaderni la sua verità. I destini di un individuo in apparenza comune e di un artista di successo vengono così a incrociarsi. Ma White è o non è Stiller?

      Stiller
    • 2017

      Il “resoconto” di Walter Faber inizia con un atterraggio d’emergenza nel deserto di Tamaulipas, in Messico. È il 1957. Faber è un uomo di mezz’età, un ingegnere meccanico svizzero al servizio dell’Unesco. Fra i passeggeri imbarcati sul Super Constellation partito da New York c’è anche Herbert Hencke, il fratello del suo vecchio amico Joachim, che si è sposato con Hanna, l’amore giovanile di Faber. Trascorrono cinque notti e quattro giorni fra le sabbie del deserto prima dell’arrivo dei soccorsi. Insieme vanno poi alla ricerca del fratello scomparso di Herbert, nella selva guatemalteca. Prima e dopo il deserto di Tamaulipas, il “resoconto” tocca molti luoghi: Caracas, Houston, Parigi e un lungo viaggio attraverso l’Europa, dall’Italia alla Grecia. Nel ripercorrere la sua storia, Walter Faber cerca di capire in quale momento la sua vita ha cambiato direzione. Quando ne ha perso il controllo. Ed ecco allora che con la memoria torna alla nave da crociera che lo porta verso il vecchio continente, dove incontra per la prima volta Sabeth, una ragazza giovane e bella, che sconvolgerà per sempre la sua esistenza. Il capolavoro di Max Frisch in una nuova traduzione.

      Homo Faber
    • 2016

      Il mio nome sia Gantenbein

      • 296pagine
      • 11 ore di lettura

      "Il romanzo di Max Frisch, Il mio nome sia Gantenbein, inizia con la morte, accidentale, di Felix Enderlin, che risulterà poi l'alter ego del protagonista principale, Theo Gantenbein. Lo si immagina cieco, ma potrebbe essere una sua astuzia per sorvegliare la moglie Lilla, con la quale ha un rapporto difficile. Intorno a Lilla si muove anche Svoboda, il primo marito; mentre Gantenbein frequenta volentieri Camilla, una manicure servizievole, alla quale racconta storie sempre diverse, fino all'ultima, macabra, di un cadavere ripescato nella Limmat. Frisch mette in guardia il lettore dall'accettare passivamente la finzione. Così si spiega il passaggio dalla prima persona alla terza, dato che i personaggi sono soltanto proiezioni di una stessa identità, quella dell'io narrante. La figura proteiforme di Lilla viene presentata sotto le spoglie più mutevoli: attrice, contessa, medico, incarnazione della Bauci di classica memoria o donna di casa. Frisch sente il problema della personalità, del suo essere labile e indefinito, con la stessa intensità di Pirandello; questa è la chiave interpretativa del primo periodo della sua attività letteraria, dal romanzo Stiller alla pièce Biografia." Roberto Fertonani

      Il mio nome sia Gantenbein
    • 2013

      Balz Leuthold non ha mai voluto essere una persona ordinaria. Poco prima del suo trentesimo compleanno, però, si rende conto di non potersi neanche considerare davvero una persona straordinaria. Nella vita, fino a ora, non ha compiuto azioni degne di particolare nota, nessuna invenzione, nessuna creazione artistica o letteraria che lo elevino a persona speciale. Allora ha preso una decisione: scalerà quella montagna che da giovane guardava ergersi sulle sue passeggiate, che faceva ombra ai discorsi con il fratello "adulto". Compirà un atto eroico, e con questa azione "virile" darà un senso compiuto alla sua esistenza. È deciso: azione o morte. Ma giunto in montagna alla locanda dove sostava anche in gioventù, incontra una giovane straniera, che lo guarda e lo vede come nessuno fino ad allora lo ha mai guardato e visto. Chi è lei, da che vita proviene? Perché sembra non aver paura di nulla? E dall'incontro tra i due scaturiscono gli interrogativi, e la narrazione si sviluppa e trascina via il lettore proprio come un torrente montano scorre rumoreggiando tra i crepacci, e il vortice di pensieri e accadimenti lascia senza fiato, travolge come il senso di assoluto degli ambienti montani, dove il sorgere del giorno e il calare della notte sono eventi che penetrano le fibre dell'individuo tanto quanto fame, sonno e sete. E la domanda echeggia: cosa fa di una vita una vita veramente compiuta? Ha a che fare, questo, con la felicità?

      Il silenzio