"Stupor mundi" fu detto dai contemporanei Federico II di Svevia, l'unico degli imperatori germanici del medioevo, insieme al Barbarossa, che occupi un posto riconosciuto nella nostra storia e subito ci rimandi a immagini evidentissime: la disfatta inflittagli nel 1248 dai popolani di Parma, la città di quel Salimbene che lo paragonava a un drago funesto; gli splendori della corte di Sicilia, consacrati dalla lirica della "prima scuola", di cui il sovrano medesimo era mecenate; i castelli di Puglia, gli arcieri musulmani, le donne dell'harem, le cacce col falcone illustrate nel suo trattato, il più ricco che ci resti in materia. Immagini romantiche, però. E confluenti verso un'interpretazione convenzionale, che confina Federico in una luce araldica di crepuscolo: per chiudere con la sua figura un conflitto secolare tra impero e chiesa, e inaugurare invece il decollo della civiltà borghese mercantile culminante nel rinascimento. Qui l'imperatore non è segnacolo di una fase storica schematizzata, ma si muove all'interno di un complicato gioco d'azioni e di reazioni. Di lui viene rivelata, duplice e sconcertante, l'anima insieme feudale e "illuminata": il senso feroce del potere, e lo scetticismo che a esso poneva di continuo un limite invalicabile.
Ernst Kantorowicz Libri
Ernst Kantorowicz, nato in una famiglia tedesco-ebraica assimilata, abbandonò gli affari dopo la Prima Guerra Mondiale per dedicarsi alla filosofia e alla storia. Il suo primo lavoro sull'imperatore Federico II adottò un approccio non ortodosso e poetico, ritraendo il sovrano come un leader spirituale idealizzato e suscitando dibattiti nella comunità storica. Profondamente influenzato dall'estetica e dal misticismo del gruppo Georgekreis, Kantorowicz si concentrò sulle dimensioni poetiche e culturali della storia piuttosto che sulle narrazioni politiche convenzionali. Il suo capolavoro successivo esplorò la teologia politica medievale, tracciando il concetto di potere reale come unione della persona e dell'incarnazione della comunità, lasciando un segno indelebile nel campo.







La sovranità dell'artista
- 234pagine
- 9 ore di lettura
The King's Two Bodies
- 632pagine
- 23 ore di lettura
Originally published in 1957, this classic work has guided generations of scholars through the arcane mysteries of medieval political theology. Throughout history, the notion of two bodies has permitted the post mortem continuity of monarch and monarchy, as epitomized by the statement, "The king is dead. Long live the king." In The King's Two Bodie
Frederick the Second
- 656pagine
- 23 ore di lettura
A reissue of the bestselling life of the Holy Roman Emperor, Frederick the Second, with a new introduction by Dan Jones.
First published in 1957, Ernst Kantorowicz's THE KING'S TWO BODIES traces the "King's two bodies", the body politic and the body natural, back to the Middle Ages. By placing the concept in its proper setting of medieval thought and political theory, Kantorowicz demonstrates how the early-modern Western monarchies gradually began to develop a "political theology". illustrations.
Der merkwürdige und einprägsame Titel entstammt einem Rechtssatz elisabethanischer Kronjuristen. Sie schrieben dem König zwei Körper zu: den natürlichen, und damit sterblichen, und einen übernatürlichen, der den Engeln vergleichbar, niemals stirbt. Religion und Staatslehre vereinen sich in dieser politischen Glaubensformel. Aus dieser mittelalterlichen juristischen Fiktion der zwei Körper des Königs entfaltet Kantorowicz eine Entstehungsgeschichte des modernen Staates, die historische Physiologie der Unterscheidung zwischen der öffentlichen Funktion und der konkreten Person, die sie ausfüllt.
OEuvres
- 1368pagine
- 48 ore di lettura
Götter in Uniform
- 391pagine
- 14 ore di lettura
Die erste und einzige deutschsprachige Ausgabe der gesammelten Aufsätze von Ernst H. Kantorowicz, einem der bedeutendsten Historiker des 20. Jahrhunderts. Man müßte einmal Studenten, die erst am Anfang ihres Studiums stehen und die noch nie etwas von Kantorowicz gehört haben, den Sammelband in die Hand geben und sie fragen: Aus welchem Fach stammte der Verfasser? Sicherlich würden die einen schließen, es handle sich um einen Kunsthistoriker, während andere vermutlich erklären würden, unverkennbar sei, daß ein Theologe mit ausgebreiteten kanonistischen Kenntnissen oder ein Kenner des römisch-mittelalterlichen Rechts die Feder geführt habe. Aber dann würden andere geltend machen, der Verfasser besitze so ausgebreitete Kenntnisse in der mittelalterlichen Geistes-, besonders der Philosophiegeschichte, sei ferner so vertraut mit der gelehrten Literatur der beginnenden Neuzeit, daß jene Einordnungen nicht stimmen könnten, vielleicht müsse man einen Philologen mit ungewöhnlich weitem Horizont annehmen. Daß alle diese Feststellungen zutreffen, macht das Wesen der Selected Studies aus...«, schrieb der Göttinger Mediävist Percy Ernst Schramm (1894-1970). - Die Auswahl der Aufsätze und Essays nahm Kantorowicz einige Monate vor seinem Tod im September 1963 noch selbst vor.