A Tel Kedar, una tranquilla cittadina israeliana nel deserto del Negev, abitano Noa e Theo. Dopo sette anni di felice convivenza, sono in una fase stagnante del loro rapporto. Theo, urbanista sessantenne di successo, appare sempre più introverso e sembra aver perso energia, voglia di fare e di mettersi in gioco. Noa, frenetica professoressa di lettere di quindici anni più giovane che insegna nella scuola locale, è sempre alla ricerca di nuovi traguardi e nuove sfide. In seguito alla morte di uno degli studenti di Noa, le viene affidato il compito di dare vita a un centro di riabilitazione per giovani tossicodipendenti. Aiutata da Muki, agente immobiliare, da Linda, una timida divorziata, e da Lumir, un pensionato, Noa si dedica al progetto con entusiasmo e idealismo, pronta a lottare contro l’opposizione di tutta la cittadina che teme che un simile centro possa portare droga e criminalità. Non vuole mostrare le sue debolezze e chiedere l’aiuto di Theo, e lui non vuole interferire se non è richiesto… Se per un verso la vicenda sembra mettere a dura prova la loro relazione, dall’altro dimostra lo struggente affetto, l’infinita tenerezza e il profondo amore che ancora li lega. La storia è narrata dai due protagonisti in prima persona, alternandosi di capitolo in capitolo, raccontando gli stessi episodi visti da occhi diversi, contrapponendo con forza le due personalità, descrivendo non solo le loro vite, ma anche quella di vari abitanti di Tel Kedar, vecchi e nuovi immigrati, persone colpite da tragedie immani, ma anche personaggi buffi, russi pieni di vitalità, giovani studenti dalle belle speranze. Non dire notte non è esplicitamente un romanzo politico: è un libro che esplora l’animo umano, che racconta la realtà quotidiana di una comunità lontana da Tel Aviv o Gerusalemme, protetta da filo spinato e guardie, che cerca di vivere una vita normale come qualsiasi altra cittadina del mondo.
Elena Loewenthal Libri






E fu mattina
- 224pagine
 - 8 ore di lettura
 
Per qualche tempo l’uomo che ci parla di sé in questo romanzo è riuscito a ingannare il proprio destino. Arabo israeliano, si è integrato nella comunità degli ebrei, è andato a vivere in una grande città, ha fatto carriera nel giornalismo allontanandosi dalla sua famiglia e dal provincialismo del paese dove è nato. Quando il successo è a portata di mano, però, il destino lo prende in trappola, e una nuova fiammata di ostilità fra palestinesi ed ebrei lo inchioda al ruolo di intruso osteggiato. L’unica soluzione è il ritorno nel paese delle origini con la speranza che, tra la gente che conosce da sempre, almeno possa sentirsi al sicuro. Ma tornare indietro è impossibile. Il paese della memoria non c’è più e i volti familiari che lo popolavano sono irriconoscibili, sfigurati da un cinismo meschino, da una comica ossessione per il denaro e da un ottuso conformismo. Un giorno, mentre cerca di recarsi nella grande città, scopre che è impossibile uscire dal paese. I soldati bloccano tutte le strade e nessuno sa perché. Nel corso di questo assedio interminabile e incomprensibile la tensione, le sofferenze e le paure mettono a nudo le debolezze di una comunità tutt’altro che solidale e la fragilità del protagonista, che, insieme all’indignazione per un Paese capace di tormentare i propri cittadini, sente crescere anche l’avversione per la sua stessa gente. Un drammatico crescendo, sempre più claustrofobico, farà precipitare l’irrimediabile senso di solitudine e di esilio cui nessuna svolta politica può porre rimedio.
In questi ultimi tempi si è passati dall'antisemitismo distruttivo ad un orgoglio semitico ambiguo. Si è fieri di avere un amico ebreo da sbandierare, ma in fondo soltanto per metterlo con le spalle al muro davanti alle sue e altrui responsabilità. Gli ebrei non possono sottrarsi al proprio destino e pare debbano rendere sempre conto di sé, della propria storia, del senso della Shoah, di ciò che sta avvenendo in Israle e nei territori palestinesi. Elena Loewenthal indaga queste contraddizioni gettando luce sulla complessa e drammatica situazione israelo-palestinese, ma anche con uno sguardo attento alla storia passata e alla teologia.
I Narratori: Scene dalla vita di un villaggio
- 192pagine
 - 7 ore di lettura
 
Un uomo capita, quasi per caso, in un pittoresco villaggio d'Israele, Tel Ilan. Tutto sembra immerso in una quiete pastorale, se non fosse che invece in quell'armonia formicolano segreti, fenomeni inquietanti, tresche amorose, eventi di sangue. Tocca al visitatore cercare di svelare l'enigma, o anche soltanto conciliarsi con tutti questi misteri. Come quello di Benni Avni, sindaco del villaggio, che un giorno riceve un biglietto dalla moglie con solo quattro parole: "Non preoccuparti per me". Il marito naturalmente si preoccupa, la cerca in casa, in un rifugio antiaereo in rovina, in una sinagoga vuota, in una scuola - e questo è quanto. Non sapremo mai dov'è finita la moglie di Benni Avni. Né sapremo mai l'identità di quella strana donna, vestita da escursionista, che improvvisamente appare davanti all'agente immobiliare Yossi Sasson. O cosa è successo al nipote della dottoressa Ghili Steiner, che doveva arrivare al villaggio con l'ultimo pullman, ma non si è mai visto. O chi sia lo strambo Wolf Maftzir, che si infiltra nella vita e nella casa di Arieh Zelnik. Qualcosa di terribile è accaduto nel passato dei protagonisti di Tel Ilan. Qualcosa non è stato assorbito dalle loro menti e non è stato preservato nelle loro memorie, eppure esiste da qualche parte, nelle cantine, freme negli oggetti stessi, rivissuto ancora e ancora attraverso il dimenticare, in attesa del momento della rivelazione.
La casa sull'acqua
- 352pagine
 - 13 ore di lettura
 
I Narratori: Una storia di amore e di tenebra
- 627pagine
 - 22 ore di lettura
 
Amore e tenebra sono due delle forze che agiscono in questo libro, un’autobiografia in forma di romanzo, un’opera letteraria complessa che comprende le origini della famiglia di Oz, la storia della sua infanzia e giovinezza prima a Gerusalemme e poi nel kibbutz di Hulda, l’esistenza tragica dei suoi genitori, e una descrizione epica della Gerusalemme di quegli anni, di Tel Aviv che ne è il contrasto, della vita in kibbutz, negli anni trenta, quaranta e cinquanta. La narrazione si muove avanti e indietro nel tempo, scavando in 120 anni di storia familiare una saga di rapporti d’amore e odio verso l’Europa, che vede come protagonisti quattro generazioni di sognatori, studiosi, uomini d’affari falliti e poeti egocentrici, riformatori del mondo, impenitenti donnaioli e pecore nere. Questa vasta galleria di personaggi mette a punto una sorta di "cocktail genetico" da cui nascerà un figlio unico, nutrito di fantasia, che, in un fatale momento di rivelazione avvenuta attraverso un dolore scioccante e atroce, scoprirà di essere un artista, uno scrittore. Amos Oz ci consegna la storia della sua infanzia e dell’adolescenza colma di aspirazioni poetiche, zelo politico e una paura costante di un altro genocidio degli ebrei, questa volta nella stessa Israele, a opera degli arabi, degli inglesi, dell’intero mondo cristiano, dell’intero mondo islamico. Il giovane Amos temeva che il mondo intero stesse tramando per uccidere tutti gli ebrei, bambini compresi, giovani sognatori fanatici compresi, proprio come era lui. "A quell’epoca speravo di diventare un libro una volta adulto," scrive Oz, "non un autore ma un libro… sapevo ovviamente che anche i libri possono bruciare, ma se fossi diventato un libro, avrei avuto almeno la possibilità di sopravvivere in una dimenticata libreria..." Al centro di questo romanzo autobiografico sta il grande tabù di Oz: il suicidio della madre, nel 1952. L’esplorazione dolorosa e coraggiosa di questa tragedia viene condotta con lucidità, nostalgia e rancore, con pietà e travaglio, con schiettezza e un "flusso di coscienza" incredibilmente poetico che, con immediatezza, giunge al cuore del lettore.
Racconti crudeli dei più grandi narratori israeliani
- 266pagine
 - 10 ore di lettura
 
Terra di profondi contrasti, Israele, anche in letteratura. I racconti qui presentati parlano di sentimenti forti: odio, guerra, sangue e violenza. Eppure non mancano l'amore per le proprie radici, le passioni cocenti, la sensualità.


